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Riflessioni sulle origini di Mantova

8 maggio 2018 inaugurazione del “Mantova Architettura” la conferenza si tiene al primo piano del Palazzo Ducale e salendo le scale che portano al corridoio del Passerino sulla destra vedo due scritte interessanti:

1) “Circondata dalle acque del Mincio e disegnata da alture e avvallamenti colmati con riporti di terreno a cominciare dal I secolo d. C., sembra che la città in epoca romana non fosse molto più estesa di quella etrusca, forse di dimensioni modeste, parva la definì infatti Marziale nel confronto con Verona. “

2) “Risalgono al XI- X secolo a.c. le prime trace di uno stanziamento abitativo databile all’età del bronzo. Nel VI secolo a.C. sorge la città etrusca in seguito dominata dai Galli Cenomeni fino al 214 a,C. quando conquistata militarmente Mantova diventa civitas romana La parte meridionale di piazza Sordello proprio in prossimità di palazzo ducale conserva i mosaici di una sontuosa domus romana del I-II secolo dopo C.”

cercando sul web, qualcosa sulle origini di Mantova in un sito si trova questa descrizione:

circondata dalle acque del Mincio e disegnata da alture e avvallamenti colmati con riporti di terreno a cominciare dal I secolo d. C., sembra che la città in epoca romana non fosse molto più estesa di quella etrusca, forse di dimensioni modeste, parva la definì infatti Marziale nel confronto con Verona.

Mantua Vergilio gaudet, Verona Catullo (a)

Tantum magna suo debet Verona Catullo, (b)

Quantum parva sua Mantua Vergilio

Ovidio

(a)Amorum, lib. III, 45.

(b)Epigr., XIV, 495.

mentre dei lati nord-nord/est ancora nulla di sicuro si conosce; probabilmente in antico doveva esservi una vasta palude che sola forse isolava la città.

Una vasta palude che isolava la città? Di certo non poteva essere un luogo attraente per un insediamento urbano, chi mai fra i nostri antenati ambiva di andare a vivere in un luogo malsano dove la morte poteva sopraggiungere in anticipo a causa di qualche malattia contratta proprio a causa della stagnazione palustre?

Inizio a pormi qualche domanda e i miei pensieri vanno a una ipotesi, ventilata da due psichiatri di “psichiatria democratica” (Pirella e Caprino) che riguarda la giurisdizione nell’antica Roma e il tipo di condanne inflitte per determinati reati:

Tipi di condanne nell’antico impero romano.

La deportatio fu spesso detta exsilium e, ristabilita la pena di morte, fu considerata come la maggior pena dopo di questa, specialmente se perpetua; poteva anche essere inflitta a tempo.

La relegatio in insulam (e Mantua era una insulam), nell’antico ordinamento giuridico romano era la pena a cui erano sottoposti i colpevoli di determinati delitti come l’adulterio, lo stupro, il lenocinio(sfruttamento prostituzione) , l’omicidio preterintenzionale(a seguito di azione violenta) causato per l’uso di filtri amorosi o abortivi o per maltrattamenti.

La Deportatio in insulam era una delle pene previste dal diritto penale romano nella fase della cognitio extra ordinem: consisteva nel soggiorno coatto temporaneo o perpetuo in una località isolata e comportava, oltre alla perdita della cittadinanza romana (status civitatis), la confisca totale o parziale dei beni. Queste ultime conseguenze distinguevano la deportatio dall’affine relegatio in insulam. La relegatio in insulam si applicava soprattutto contro le donne (e i loro amanti) responsabili di adulterio.

E in un sito si legge:

Del resto gli scavi archeologici ad oggi non hanno infatti restituito alcuna documentazione gallica che non sia dell’avanzata fase della romanizzazione (I secolo a. C.), (http://www.mantovafortezza.it/it/)

 

Ma certo ecco come poteva essere nato, più realisticamente, l’insediamento in un luogo tanto insalubre e inospitale, poteva essere nato come penitenziario romano .

Primo giorno di Mantova Architettura, la sua inaugurazione, la mostra fotografica con la sua narrazione, che non ha attirato il mio interesse, ma mi ha permesso di osservare i resti di affreschi di demolizioni massicce di chiese (nelle stanze adiacenti la mostra), per esempio nel periodo fascista, (di cui nel 1921 la distruzione della Chiesa di San Domenico) e poi queste scritte sui muri del Palazzo Ducale… il figlio di una divinità che fonda una città?

 

E allora voglio scrivere qualcosa sull’altra Mantova, su quella che è ignorata da certo marketing turistico, che non sia una edulcorazione inverosimile, ma qualcosa di intellettualmente più accettabile.

 

Pensiero critico ala riscossa.

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