Partendo dall’ipotesi che dopo “la morte” l’identità del soggetto permanga, possiamo immaginare “l’identità energetica” al momento del concepimento, come un’energia che inizia ad avere dei processi trasformativi accelerati, tale accelerazione trasformativa ha la necessità, da parte della “coscienza” di essere collocata rispetto se.
Quindi la coscienza ha bisogno di creare due elementi che gli permettano di collocare tale “auto-accelerazione” (ma la realtà materiale-sensoriale-tangibile… potrebbe essere anche un decelerazione energetica).
Questi elementi sono il tempo e lo spazio, il tempo e lo spazio sono produzioni della coscienza e non “la realtà è produzione della coscienza” (esiste ciò cui la coscienza presta attenzione in un universo infinito di possibiltà) la realtà energetica di altre individuazioni, e di forme di energia non identitarie, esiste a prescindere dall’attenzione che la coscienza ha su di esse.
Non esiste invece il tempo e lo spazio che sono prodotti della coscienza che “interpreta” il movimento energetico.
Applicare la teoria probabilistica in modo così estremo, come viene fatto nel biocentrismo, non è corretto.
Se nella realtà umana di tutti i giorni l’aspettativa e la probabilità si possono coniugare per dar luogo a determinati fenomeni, nella realtà energetica questo non può accadere, in quanto l’aspettativa e la probabilità sono costruzioni della coscienza e “non” realtà energetiche, le quali potrebbero essere costituite da “caratteristiche identitarie energetiche” (oscillazioni energetiche proprie) coniugate a “caratteristiche comunicative energetiche” (oscillazioni energetiche proprie ma in sincronia o meno con altri elementi energetici) e forme libere di energia (non collocate in forme energetiche identitarie), secondo questa mia “folle” teoria, anche una cellula vegetale, un virus hanno una identità energetica propria.