Nell’ultimo manuale di neuroscienze, Eric Kandel, (neuro fisiologo, nobel nel 2000, per aver dimostrato la conservazione della memoria nei neuroni) sostiene che non bisogna intendere la mente come se fosse il risultato di un insieme di mappe specifiche, ma come se i processi cognitivi fossero il risultato di percorsi del “potenziale elettrico” che si propaga in più direzioni.
In altre parole, metaforicamente, per capire per quale motivo accendendo la luce in una stanza si vedono gli oggetti della stanza (espressione ideica della mente) non dobbiamo studiare le caratteristiche della lampadina (riduzionismo parmense “Rizzolati-Gallese-Fogassi” che si ostinano a misurare l’attività elettrica in un preciso punto del cervello dei macachi), ma capire qual è il percorso che fa la corrente elettrica (il potenziale d’azione) per arrivare alla lampadina ovvero: l’impianto elettrico con diversi interruttori (sinapsi), deviazioni(assoni-dendriti), con la differenza che la fonte del “potenziale neuronale” non è il contatore della luce ma un processo biochimico che si attiva contemporaneamente in più punti del cervello, piuttosto che in aree specifiche, per poi propagarsi con velocità anche impercettibile e non rilevabile dalle attuali strumentazioni.
E’ intuibile che “la biologia” non possa avere una modalità visivo-geografico, e che questo modo d’interpretare la realtà è tipico dell’essere umano, che costruisce cartine geografiche con confini nazionali, che però nella natura geologica della terra non esistono, quindi la mappatura del cervello è una proiezione del “metodo geografico” che il neurofisiologo parmense tenta di proiettare su un altra realtà fenomenica, per spiegare la natura del cervello, piuttosto che “osservare il fenomeno”, la differenza è abissale, in questo caso il cervello viene trasformato in base alle convinzioni del neurofisiologo, che tenta di costruire un “artefatto mentale coerente” tirando in ballo tutte le discipline (filosofia, arte, fisiologia..), piegandole al suo modo di immaginare il fenomeno, incorrendo in questo modo nelle fallacie (errori logici) più diffuse .
A mio parere la questione dei neuroni specchio è molto semplice, non è tanto “il singolo neurone” (il cui potenziale di azione ritengo non sia possibile misurare in modo isolato), che ha la caratteristica cellulare funzionale specifica “specchio”, quanto il fatto che sia esso stesso la convergenza di più vie neuronali. Questo metaforicamente è come se osservassimo di notte una rete stradale dall’alto, ci concentrassimo sugli incroci stradali, dove possono essere presenti contemporaneamente più veicoli con relativi fari accesi, e questo fa si che vedendolo dall’alto quel punto appaia più luminoso degli altri, non è una questione “istologica”, cioè: la caratteristica del singolo incrocio stradale, bensì una questione “propagazione del potenziale d’azione”, cioè i vari percorsi degli autoveicoli di cui si rilevano solo i fari accesi ma solo se contemporaneamente in quel punto ci sono più veicoli.
A questo punto viene spontaneo chiedersi il perché di tanta divulgazione di tanta approssimazione scientifica.
A mio parere come abbiamo il fenomeno “interesse economico” legato alla possibilità di convincere che determinati farmaci funzionino per una o l’altra cosa, il che significa “vendita dei farmaci” potremmo avere anche l’interesse economico del “ricercatore”, cioè: se dialetticamente riesce convincere tutto il mondo, dell’ importanza della sua posizione teorico-interpretativa, questo si traduce in “fondi per la ricerca”, nel caso parmense di “fondi per l’università”, ma allora, se così fosse, quale credito dovremmo dare agli attuali scienziati?
Ormai in tutte le salse i prof. Rizzolati , Prof. Gallese e prof. Fogassi, dell’Università di Parma, sostengono di aver misurato il singolo neurone: “La registrazione dell’attività corticale a livello del singolo neurone avveniva mentre l’animale poteva accedere a porzioni di cibo, permettendo così il monitoraggio di movimenti specifici”
un nanometro è pari a un milionesimo di millimetro, di solito un neurone ha un corpo cellulare di circa 5-30 nanometri, non micrometri che sono 1000 nanometri, ma proprio nanometri, quindi non visibili ad occhio nudo, alcuni possono essere al massimo di 1 micrometro e in un mm ce ne sono 1000 di micrometri.
Ora questi emeriti scienziati ci dicono di aver misurato il singolo neurone, e dove? In una precisa area premotoria che si trova all’interno di un solco corticale (parte periferica del cervello), e hanno anche definito con precisione l’estensione della mitica area F5 dove sarebbero stati misurati i singoli neuroni a specchio.
Ora, se uno vuole beccare un preciso solco, della corteccia, chiaro deve togliere la calotta cranica, la quale non si svita come se fosse il coperchio della marmellata, devi togliere la cute, che di solito contiene parecchi germi, quindi come minimo uno deve usare anestetico locale, che certamente interferisce con l’attività dei neuroni, dell’antibiotico per evitare che una cavia da 5000 euro muoia subito, segare l’osso con una sega elettrica, bruciare i vasi che nel frattempo sono stati recisi, aspirare il sangue creando quindi ipoperfusione, quindi altro effetto sul sistema neuronale, togliere la membrana che ricopre la parte meningea, e la meninge stessa, o quanto meno forarla, e infilare un elettrodo che come minimo avrà un diametro di un millimetro, altrimenti si curva e va ad infilarsi nel posto sbagliato no? E in un filo di almeno un millimetro di diametro ci stanno centinaia di migliaia di neuroni, non meno di 1000, ma come si fa a dire che sono riusciti a misurare l’attività del singolo neurone?
Ma non è he per caso in questo modo non si misura tanto l’attivazione dell’ipotetico singolo neurone quanto l’effetto dell’adrenalina a mille assieme a quello delle endorfine a picco elevato, su tutto il cervello, causato dal tipo di manovra che lo sperimentatore fa sulla capoccia della povera scimmietta?
Questa è scienza?…. con quello che ci costa… e mi fermo qui.
Oggetto di studio: la psicologia non può formulare misurazioni oggettive in quanto è per sua natura intangibile, questo non significa che non sia reale, è falso pensare che la realtà sia solo ciò che è tangibile e può essere percepito dai sensi per esempio il pensiero non è percepibile dai sensi ma non possiamo dire che non esista, se non esistesse il pensiero non ci sarebbero i progetti, le città, e via dicendo.
“Componenti” principali: possiamo descrivere i costituenti della mente come “insiemi” distinti che in alcuni punti interagiscono, ma non per questo devono essere ritenuti della stessa “natura”, i componenti principali sono: le emozioni, gli affetti, l’ideazione, gli istinti, le pulsioni, i sensi e il movimento. Pulsioni sensi e movimento hanno la necessità di un corpo per potersi estrinsecare.
Di solito la psicologia ingenua confonde:
-emozioni e affetti,
-pulsioni e emozioni,
-ideazione con gli altri componenti, emozioni, istinti, affetti ecc..,
-il fatto che alcuni componenti psichici che necessitano dell’organismo siano in sé “l’oggettività” della psicologia,
– che la risposta verbale o scritta sia il contenuto mentale e non il risultato di un processo,
e molte altre semplificazioni su cui non è il caso di dilungarsi.
In conclusione il costrutto di base è da intendersi come un “movimento” incapsulato in un altro “movimento” a sua volta incapsulato in altri “movimenti” secondo un ordine infinito e intangibile, e in relazione fra loro senza uno spazio e un tempo in base alle caratteristiche distintive dei sette componenti della psiche.
Le cosi dette disfunzioni mentali, così per come sono grossolanamente concepite, per esempio ansia, depressione…, riguardano un componente psichico, es ansia: emozioni, depressione: affetti, ma la mente non è per sua natura scomponibile “in modo anatomico”, per questo motivo spesso la modalità “categoriale” che imita il modello medico, non è adeguata, è necessario avere un modello psichico non medico per poter affrontare i problemi psichici.
PS se qualcuno trova la sintesi sovraesposta interessante e volesse finanziare la stesura di un libro che esponga in modo più dettagliato e approfondito questo articolo in almeno un centinaio di pagine, mi contatti privatamente, per un accordo grazie (cell 3926255541)
Questo articolo non ha nessuna pretesa di essere ne esaustivo ne scientifico, sono semplicemente delle riflessioni personali che desidero condividere.
Parto da una mia deduzione personale: il sapere e la cultura come oggi la vediamo c’è sempre stata, magari in “forme embrionali” o “potenziali” ma la struttura cognitiva di fondo è sempre stata presente nel genere umano. (asserzione supposta non dimostrabile).
Pertanto, pensano un po’ a quello che abbiamo studiato sui libri di storia, nel primo millennio possiamo individuare sostanzialmente 6 categorie di sapere, in cui si suddividono le persone dell’attuale popolazione mondiale:
CONTADINI si basano sull’osservazione della natura nel tempo e traggono da questo la conoscenza utile per poter coltivare e produrre alimenti. Da loro derivano gli attuali biologi, fisici, medici (neuropsicoscienziati), e tutte le scienze che richiedono una buona capacità osservativa-naturistica.
COSTRUTTORI sanno comprendere le proprietà dei materiali e utilizzarle per inventare artefatti come abitazioni, ponti, città, automobili eccetera. Da loro derivano gli attuali artigiani, ingegneri, e imprenditori, artisti ecc.
GUERRIERI CONQUISTATORI sanno conquistare terre e risorse che serviranno alla collettività d’appartenenza, non sanno produrre ne osservare ma sanno canalizzare la loro forte aggressività per conquistare ciò che non appartiene e per darlo alla collettività d’appartenenza in cambio di un “riconoscimento glorioso”. Da loro derivano gli attuali economisti, o un certo tipo di commercio e impresa molto aggressiva, che in un certo senso fa terra bruciata attorno a se, ma questo permette di sopravvivere alla comunità d’appartenenza in espansione demografica.
GUERRIERI DIFENSORI sanno difendere i luoghi e i territori della collettività d’appartenenza. Sono i diplomatici politici e l’attuale forza militare di ogni paese.
FILOSOFI E MONACI sanno indagare oltre il tempo e lo spazio e scoprono realtà immateriali che hanno valori intramontabili. Da loro dovrebbero derivare gli attuali capi religiosi e politici. (psicologi, giuristi, artisti…..)
SERVI o collaboratori, persone che sanno trattare le proprietà altrui come se fossero proprie, sarebbero gli attuali amministratori, e non vanno confusi con gli economisti. L’amministratore accetta il valore che è stato attribuito a un bene e non lo modifica nel tempo, mentre l’economista accetta apparentemente un valore attribuito per poi deprezzarlo nel tempo in modo da averne un proprio vantaggio, oppure aumenta il valore di un bene diventato suo con un valore inferiore, l’economista appartiene alla categoria del “guerriero conquistatore” cui fa parte attualmente anche un certo modo di fare politica.
Premesso, in sintesi, ciò: possiamo dedurre che attualmente la grossa parte di potere sociale è “nelle mani” dei “guerrieri conquistatori” infatti quantificando l’influenza che deriva dall’esercizio delle attività economiche, commerciali aggressive, o imprenditoriali aggressive (es distruzione dell’ambiente) possiamo constatare l’enorme influenza di questa categoria di persone.
(Per esempio la popolazione cinese (in espansione demografica) ha ceduto al proprio interno potere sociale ai propri “guerrieri conquistatori” sbilanciando le attività verso un sistema economico aggressivo (commercio e imprenditoria molto aggressive, nel senso che sono incuranti dei diritti umani) Da sempre le popolazioni hanno avuto bisogno di conquistare nuove terre quando si espandevano demograficamente, questo per poter assicurare risorse sufficienti alla popolazione. )
Detto questo, poiché un regime è caratterizzato da un eccessivo potere acquisito dal sistema militare (come ci raccontano i libri di storia), e quindi dagli attuali guerrieri conquistatori, (anche se non sono più armati, ma lo stile cognitivo è identico a quello dei “guerrieri conquistatori” di secoli fa), detto ciò per l’appunto oggi , si può concludere che con ogni probabilità siamo in un regime pre-dittatoriale se non dittatoriale, a livello internazionale.
Ne consegue che per controbilanciare un tale avanzamento di regime il rimanente 83,4% (se alle 6 categorie diamo un valore del 16,6% ovvero un sesto) dovrebbe iniziare a mettere in atto una sorta di resistenza se vuole garantire alle generazioni future un’amministrazione politica libera e democratica.
(se volete approfondire mettete i vostri commenti qui sotto, appena mi sarà possibile risponderò a ogni vostra domanda, per cortesia astenersi da provocazioni e polemiche)
Nel produrre un test che misuri realmente ciò che si vuole misurare è necessario:
Queste sono le tre cose elementari e necessarie per un test di selezione.
La tipologia della domanda nel test di selezione deve avere alcune necessarie caratteristiche.
Inoltre:
Il punteggio minimo in un test non può essere inferiore alla metà es 45 (non a 20)
La mediana non deve essere inferiore a 50 percentili (non a 18)
Nel caso il test di selezione preveda l’ingresso di un 10% dei candidati si sposta il punteggio utile per l’ammissione a 85 percentili (es 75/90) quindi si mette un punteggio alto, non si mette un punteggio valido basso, il punteggio valido basso indica che il test non è valido né attendibile.
Date queste premesse, il test di ammissione 2015 in realtà misura:
Ecco perchè diversi medici specializzati per esempio il cardiologo Michele Massimo Gulizia il 30 maggio 2015, (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-79425f8b-a4eb-48f7-aa5e-3c8ecea7d450.html) in questa trasmissione vedi minuto 9,13, dice di aver ottenuto circa, il punteggio, di 9 una volta e 14 l’altra.
La cosa più evidente di questo test d’ammissione è che di certo non seleziona candidati che abbiano attitudine alla professione medica.
Chi è lo psicologo: lo psicologo è colui che ha acquisito conoscenze molto complesse che gli permettono di elaborare un metodo per interpretare gli aspetti principali, e causativi, ideativi e della coscienza manifesta o latente, alla base di un comportamento o contenuto ideativo.
Perché no?
Partendo dall’ipotesi che dopo “la morte” l’identità del soggetto permanga, possiamo immaginare “l’identità energetica” al momento del concepimento, come un’energia che inizia ad avere dei processi trasformativi accelerati, tale accelerazione trasformativa ha la necessità, da parte della “coscienza” di essere collocata rispetto se.
Quindi la coscienza ha bisogno di creare due elementi che gli permettano di collocare tale “auto-accelerazione” (ma la realtà materiale-sensoriale-tangibile… potrebbe essere anche un decelerazione energetica).
Questi elementi sono il tempo e lo spazio, il tempo e lo spazio sono produzioni della coscienza e non “la realtà è produzione della coscienza” (esiste ciò cui la coscienza presta attenzione in un universo infinito di possibiltà) la realtà energetica di altre individuazioni, e di forme di energia non identitarie, esiste a prescindere dall’attenzione che la coscienza ha su di esse.
Non esiste invece il tempo e lo spazio che sono prodotti della coscienza che “interpreta” il movimento energetico.
Applicare la teoria probabilistica in modo così estremo, come viene fatto nel biocentrismo, non è corretto.
Se nella realtà umana di tutti i giorni l’aspettativa e la probabilità si possono coniugare per dar luogo a determinati fenomeni, nella realtà energetica questo non può accadere, in quanto l’aspettativa e la probabilità sono costruzioni della coscienza e “non” realtà energetiche, le quali potrebbero essere costituite da “caratteristiche identitarie energetiche” (oscillazioni energetiche proprie) coniugate a “caratteristiche comunicative energetiche” (oscillazioni energetiche proprie ma in sincronia o meno con altri elementi energetici) e forme libere di energia (non collocate in forme energetiche identitarie), secondo questa mia “folle” teoria, anche una cellula vegetale, un virus hanno una identità energetica propria.
Da quando si sono sviluppati i social net work il fenomeno dell’intolleranza anche verso pareri difformi, il desiderio di zittire sulla base di regolamenti auto proclamati, e certo autoritarismo tipico del comportamento infantile nell’adulto , è sempre più evidente nei contenuti proposti dai fruitori di internet.
L’elemento psicologico carente in questo processo è principalmente l’empatia.
L’empatia permette di comprendere meglio il punto di vista dell’interlocutore, mettendosi un po’ nei suoi panni, al fine di poter interagire e rispondere in modo più pertinente ai contenuti proposti dall’altra persona.
I canali con cui s’interpreta in modo empatico sono di tipo non verbale, tono e ritmo della voce, postura, espressione mimica ecc.., alcuni sono più abili ed esperti ad interpretare il non verbale ma in generale lo facciamo tutti in modo automatico.
Internet non permette la comunicazione non verbale, infatti le nuove generazioni hanno inventato un linguaggio parallelo per ovviare a questo problema: le emoticon.
Ma le emoticon non possono essere spontanee ed automatiche come invece avviene per il non verbale nel quotidiano, e pertanto spesso risultano dissonanti rispetto il verbale.
Pertanto che succede? Durante la conversazione solo verbale sul web (perchè non si tratta di esposizione letteraria) , viene avvertito a livello non consapevole, che il contenuto è di difficile interpretazione in quanto il non verbale non è presente, questo genera frustrazione e quindi pone l’emozione più sull’insieme delle emozioni attinenti la rabbia, questa emozione che deriva dalla frustrazione condiziona inconsapevolmente i successivi contenuti proposti dal soggetti, seguendo un catena di successioni verbali che via via perdono il senso del contenuto per dar luogo all’istanza emotiva che “non può essere zittita” attraverso l’elusione in quanto si tratta di una istanza emotiva e non cognitiva.
In realtà la cosa è molto più complessa, ma ho voluto divulgare questa schematizzazione nella speranza che possa essere utile a qualche lettore.
Fra la fine dell’ottocento e i primi del novecento, si delinea in Europa una disciplina scientifica: la psicologia, un’alternativa scientifica non medica, all’approccio religioso che si occupa della realtà immateriale della coscienza.
In Italia con l’avvento del fascismo, le cattedre di psicologia nelle varie facoltà universitarie vennero eliminate a favore di un orientamento pedagogista-comportamentista. La psicologia in Italia, continuò a esistere in modo “clandestino”; per poi riemerge frammentata nei vari corsi di studi universitari, solo nel 1971 vengono istituiti i primi due corsi di Laurea in psicologia a Padova e a Roma. Nelle altre città italiane l’insufficiente offerta formativa in altri atenei continuerà ad essere rimpiazzata da diverse materie di studio di pertinenza psicologica all’interno di altri corsi di laurea (es: filosofia). Negli anni ’80 i vari psicologi sentirono la necessità di professionalizzare il lavoro dello psicologo proprio per evitare le varie “psicologie del senso comune” più o meno fantasiose dal punto di vista psicologico, inteso in modo più rigoroso.
Nel 1989 venne ottenuta l’istituzione dell’Ordine degli psicologi, e gli psicologi si diedero un ordinamento della professione rigoroso e scientifico, ciononostante in parallelo a tutt’oggi continua ad esistere una realtà meno seria “lo psicologo fai da te” della psicologia del senso comune, che snobba la pretesa degli psicologi di dare alla psicologia una struttura culturale e professionale scientificamente autorevole, di rendere l’universo “psi” una questione di salute e non di “salvezza dell’anima” basata sulla fede, di considerare la realtà “psi” come una realtà immateriale, il cui approccio debba però essere scientifico, di considerare l’oggetto di studio psi secondo un ottica di massimo rispetto (ogni soggetto è differente dall’altro) non tanto per motivi moralistici ma per motivi scientifici, concetto basato sul principio di indeterminazione di Heisenberg. Questo significa che ogni strategia relazionale di tipo manipolativo viene messa al bando dagli psicologi come “modalità non psicologica” ma pertinente alle relazioni umane, talvolta con rischi “patologizzanti”.
Il codice deontologico degli psicologi afferma in vari punti l’obbligo del rispetto delle idee, orientamenti sessuali, segretezza delle informazioni ricevute, e questo in molti articoli.
Tale tutela della differenziazione individuale precisata dal codice deontologico degli psicologi, ha non solo motivi di correttezza professionale , ma poggia soprattutto sull’evidenza che la salute psichica di un soggetto si fonda principalmente sul rispetto e la scoperta della sua vera e autentica natura identitaria.
Questo si evince anche dalla natura psicopatologica di molti disturbi psichici: scissione dell’io, dissociazione, derealizzazione, reattività emotiva eccessiva, tutti disturbi alla cui origine c’è il mancato rispetto da parte del contesto, della natura identitaria della persona, sia che questo avvenga attraverso modalità manipolative sia a causa di traumi psico-emotivi di natura improvvisa o continuativa.
Questo non significa che il rispetto dell’identità di una persona debba considerarsi una sorta di “demoralizzazione” , la coscienza etica , è ritenuta in psicologia una parte della realtà psichica.
Nel 2009, viene pubblicato il libro di Lanza/Bernam, in cui sono elencati 6 principi su cui si basa la loro teoria sul biocentrismo cito dal testo:
a)PRIMO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Ciò che noi percepiamo come realtà è un processo che coinvolge la nostra coscienza.
b)SECONDO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Le nostre percezioni interne ed esterne sono intrecciate. Sono due facce della stessa medaglia e non possono essere separate.
c)TERZO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Il comportamento delle particelle subatomiche – e per estensione di tutte le particelle e di tutti i corpi – è indissolubilmente connesso alla presenza di un osservatore. Senza la presenza di un osservatore cosciente, esiste solamente uno stato indeterminato di onde di probabilità.
Quando lanciate insieme due sassolini in uno stagno, l’onda prodotta da ciascun sassolino incontra quella dell’altro e produce una sequenza di innalzamenti e abbassamenti del livello dell’acqua rispetto alla normale situazione di quiete. Alcune onde si rinforzano, una con l’altra, per esempio quando si incontrano due creste, altre invece si cancellano reciprocamente, per esempio quando una cresta si incontra con una valle.
d)QUARTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Senza la coscienza, la cosiddetta «materia» rimane in uno stato indeterminato di probabilità. Ogni universo precedente a un atto cosciente è esistito solo in uno stato probabilistico.
il fisico John Wheeler da poco scomparso (nacque nel 1911 ed è morto nel 2008), che coniò il termine «buco nero», postulò quello che ora viene chiamato «principio antropico partecipatorio», o PAP (dall’inglese partecipatory anthropic principle), secondo cui gli osservatori sono necessari per l’esistenza dell’universo.
e)QUINTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO La reale struttura dell’universo è spiegabile solamente attraverso il biocentrismo. L’universo è finemente accordato per la vita, e tutto torna perché è la vita che crea l’universo, non il contrario. L’universo è semplicemente l’estensione della logica spazio-temporale del sé.
f)SESTO PRINCIPIO DEL BIOCENTRISMO Il tempo non possiede una vera e propria esistenza al di fuori della percezione sensoriale animale. È il processo attraverso cui percepiamo i cambiamenti dell’universo
A mio parere il problema principale della teoria è che: senza una definizione chiara di coscienza, si afferma che la coscienza è una realtà materiale.
Un altro problema è che nel libro si afferma che la coscienza debba essere compresa da biologi, fisici, astronomi, con esclusione degli psicologi e degli psicoterapeuti dall’ipotetica equipe di studiosi “dell’ottica bio centrica della coscienza”.
L’errore/orrore principale è quello di ignorare l’esistenza di realtà immateriali, che noi psicoterapeuti sappiamo costituire quasi tutta la realtà della coscienza, un altro errore è quello di ignorare la realtà dell’inconscio, ovvero di quella parte di realtà immateriale che non sempre appare alla coscienza .
Il fatto che tutto sia riducibile a “energia” non spiega il contenuto dei pensieri, l’intensità delle emozioni, la relazionabilità degli affetti, e vari fenomeni della coscienza (e dell’inconscio) ma semplicemente dice che uno strumento rileva che delle attività elettriche (psichiche?) siano presenti o non presenti in quella parte del cervello, e lo strumento è interpretato da un osservatore molto limitato (l’essere umano) che ha una modalità osservativa egocentrica anche se condivisa da altre persone con lo stesso sistema percettivo sensoriale.
Per esempio lo sperimentatore vuole capire la realtà del movimento. Si trova sul pianeta terra che gira attorno alla propria asse a circa 1500 km-h e ha una velocità orbitale di 110.000 km-h circa. Questo movimento lo sperimentatore non lo percepisce, egli si sente fermo su un punto della terra e percepisce solo il movimento da un punto all’altro, che percezione del “fenomeno movimento” avrà lo sperimentatore? Una percezione reale? No solo una percezione ego-riferita, limitata alla sua modalità percettiva.
Per esempio in un altro punto del libro si parla di “libero arbitrio” concetto dottrinale-religioso, riferito alla questione etica, ovvero riferito a ciò che viene definito “buono o non buono” (scusate la semplificazione), ma l’autore fa riferimento alla volontà, ma la volontà, che è una delle tante realtà immateriali della coscienza non ha una caratteristica procedurale, la volontà o c’è o non c’è, la proceduralità deriva dall’attività cognitiva per esempio della pianificazione, la pianificazione non è la stessa cosa della volontà.
Molte sono le confusioni che fanno gli autori quando s’addentrano nel tema della coscienza, avrebbero potuto scrivere questo interessantissimo libro assieme a uno psicologo o assieme uno psicoterapeuta con buona esperienza sul campo, e invece no così scrivono:
“Attualmente, le discipline della biologia, della fisica, della cosmologia e di tutte le loro molteplici ramificazioni di solito vengono studiate da chi sa poco o niente delle altre. C’è bisogno, invece, di un approccio multidisciplinare per raggiungere risultati proficui che includano il biocentrismo.”
Il problema, dicono, è che le varie discipline “materialistiche” sono troppo specialistiche, e… studiare una realtà immateriale come la coscienza solo dal punto di vista materialistico? Questo non è un problema per il buon esito della teoria?
Mi aspetto che, questa sia la premessa, dopo il disastro della chimica (psicofarmaci) per la cura dell’anima, per una nuova proposta disastrosa per la cura dell’anima, quella fisica, che magari cura con interferenze elettromagnetiche così d’assicurarsi un altro buon business per altri 100 anni.