Ora per riuscire a spiegare, brevemente, concetti complessi in campo psicologico, come: attribuzione, effetto aspettativa, proiezione, epistemologia, deformazione concettuale, e via dicendo, conviene utilizzare il linguaggio metaforico.
Quindi riguardo i test psicologici o in senso più ampio la misurazione in campo psico-sperimentale, utilizzo la metafora della bacinella d’acqua.
Ora sarà a tutti chiaro che la psiche è per sua natura intangibile, non può essere percepita dai sensi: vista, udito, tatto, olfatto, gusto, e non può essere percepita nemmeno dalle attuali strumentazioni che rilevano: spostamento di elettroni, attività metabolica, densità della materia, le dinamiche psichiche possono solo essere inferite, con migliore o peggiore approssimazione, a secondo della persona che le inferisce.
Premesso questo chiediamoci cosa fa un test psicologico?
Nel tentativo di misurare la lunghezza dell’acqua (la psiche) , costruisce una bacinella (il test).
Nella bacinella si mette l’acqua (reattività agli item del test) poi si misura la lunghezza dell’acqua (numero di item), la larghezza dell’acqua (possibilità di risposta per ogni item) moltiplicato per la profondità dell’acqua (punteggio totale). Una volta ottenuto il volume totale si fa diagnosi (per esempio: demenza gravissima, grave, lieve, ancora no demenza, o quoziente intellettivo: deficitario, nella norma, superiore alla norma).
In altre parole, fare diagnosi con un test, è come pensare di misurare la lunghezza dell’acqua, che di per s’è non ha forma, misurando la bacinella, ma credendo di misurare le dimensioni dell’acqua.
Poi invece dell’acqua mettiamo il sale, e misuriamo il volume del sale, alla fine abbiamo lo stesso risultato del volume dell’acqua.
Dal punto di vista epistemico significa che non abbiamo misurato l’acqua (la psiche) ma il volume del contenitore (quanto può contenere la bacinella), ma subito dopo arriva la pubblicazione degli amici dell’ideatore del test, di solito per motivi economici, che dicono di aver misurato la lunghezza dell’acqua, per tantissime volte e di averla trovata sempre della stessa lunghezza (validità del costrutto) quindi smentiscono il tentativo di falsificazione popperiana.
In altre parole dal punto di vista epistemico il falsificazionismo popperiano ci chiede di dimostrare l’assurdità del costrutto con dati reali senza porci delle domande sulla sensatezza del costrutto, ma che senso ha tutto questo? Non ha senso ma queste sono le regole della ricerca cosi detta scientifica.
Dopo che il signor x ha ricevuto il suo punteggio al test che tutti dicono essere sicuro e scientifico (attribuzione) inizia a credere di essere come il test afferma: che lui è (identificazione) e al test successivo riporta un risultato uguale o peggiore (si adegua all’aspettativa del contesto in cui fa il test).
Ma ora chiediamoci come nasce un test? Di solito nasce per caso, una persona, convinta di capire la psicologia, sceglie arbitrariamente delle domande, che in realtà dicono più di lui, cioè dell’ideatore del test (proiezione) piuttosto che della cosa che egli afferma di voler misurare (la psiche di un soggetto). Nel tempo per motivi contingenti questo test ha un suo successo e nel tempo diventa popolare, sia per ragioni di marketing (viene venduto), sia per ragioni inerenti una costruzione di autorevolezza attorno a specifiche professionalità, in altre parole il test diviene di moda.
In realtà non è nella natura dell’acqua (psiche) avere una forma, ma è nella natura dell’acqua fermarsi quando trova del materiale più denso, la parete della bacinella dell’acqua, e adattarsi alla forma di quel materiale (cioè nella relazione con l’altro o con gli altri) .
Scambiare la forma della bacinella con la forma dell’acqua è un errore epistemico grezzo e grossolano, e determinare una qualche identificazione sulla base di questo non è professionalmente etico.
Ma quello che succede dopo è surreale, dopo aver misurato “l’adattabilità dell’acqua alla bacinella” (dopo aver fatto centinaia di test) con sofisticati sistemi statistici si fanno inferenze sull’andamento nella popolazione, di quella “determinata forma dell’acqua” , in altre parole si fanno inferenze sulla forma di qualcosa che non ha forma, con previsioni varie di spesa pubblica calcolati al millesimo.
Tutto questo, per quello che ho potuto costatare, avviene in presenza di bene pochi psicologi, ma di molti psico-qualcosa (psico-medici, psico-filosofi, psico-biologi…) all’interno di istituzioni pubbliche: ospedali, università, servizi sociali, e per quanto riguardano i Tribunali diciamo che: si, sono psicologi ma psicologi compiacenti con la linea peritale-psichiatrica.
Nel produrre un test che misuri realmente ciò che si vuole misurare è necessario:
Queste sono le tre cose elementari e necessarie per un test di selezione.
La tipologia della domanda nel test di selezione deve avere alcune necessarie caratteristiche.
Inoltre:
Il punteggio minimo in un test non può essere inferiore alla metà es 45 (non a 20)
La mediana non deve essere inferiore a 50 percentili (non a 18)
Nel caso il test di selezione preveda l’ingresso di un 10% dei candidati si sposta il punteggio utile per l’ammissione a 85 percentili (es 75/90) quindi si mette un punteggio alto, non si mette un punteggio valido basso, il punteggio valido basso indica che il test non è valido né attendibile.
Date queste premesse, il test di ammissione 2015 in realtà misura:
Ecco perchè diversi medici specializzati per esempio il cardiologo Michele Massimo Gulizia il 30 maggio 2015, (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-79425f8b-a4eb-48f7-aa5e-3c8ecea7d450.html) in questa trasmissione vedi minuto 9,13, dice di aver ottenuto circa, il punteggio, di 9 una volta e 14 l’altra.
La cosa più evidente di questo test d’ammissione è che di certo non seleziona candidati che abbiano attitudine alla professione medica.