Giornata piovosa, anche per oggi condivido le mie riflessioni mattutine su cosa potrebbe essere la realtà e come essa possa essere senza tempo e senza spazio.
Immaginiamo che il filamento di dna in cui è contenuto tutto l’universo vivente, sia all’interno di un cubo fatto di specchi che lo riflettono in modo infinito, il cubo di specchi è la nostra costruzione mentale di tempo e spazio, più o meno condivisa con altre identità.
La nostra mente non percepisce tutto ciò che è riflesso in modo infinito, ma solo ciò che è in relazione con la propria “identità energetica”, il resto è come se fosse spento. Inoltre la nostra mente non percepisce tutto l’infinito che è in relazione con la propria “identità energetica” ma solo ciò che è in relazione con la cornice spazio temporale che essa stessa ha costruito, quindi l’istante che stiamo vivendo di volta in volta.
Ora che la nostra mente veda il riflesso della realtà, è stato detto da Platone (forse non proprio così ma il concetto di fondo è suo), che la nostra mente sia capace di selezionare ciò che serve in un determinato istante è stato dimostrato dal cognitivismo (il primo cognitivismo non le successive interpretazioni che a mio parere distorcono enormemente il modello teorico) e che la realtà non sia un punto né un istante non saprei ma forse anche questo concettualmente qualcuno lo avrà detto.
La novità è che a mio parere esiste una permanenza identitaria costituita da sub particelle energetiche che possono esprimersi o meno a secondo della “cornice” che una identità e un insieme di identità, costruiscono per permettere che la coscienza faccia esperienza di se e del mondo.
Oggi vorrei condividere un’altra riflessione sull’ipotesi che il tempo e lo spazio siano una costruzione della nostra mente e quindi che in realtà non esistano.
L’ipotesi prevede che esista una condizione in cui le “unità energetiche” esistano all’interno di un universo che ignori la movimentazione astronomica, esperienza da cui deriva la nostra “costruzione mentale del tempo”.
Una condizione di questo tipo (un concentrato senza tempo e spazio) potrebbe essere quanto viene studiato dalla fisica sub atomica, la quale da origine a unità elementari biologiche, i cosi detti filamenti di dna.
Dalla sperimentazione biologica, derivano due evidenze,
Da queste evidenze emergerebbe che solo una minima parte del dna cellulare è utile nell’espressione materica ( espressione sensoriale-tangibile delle unità energetiche) quindi potremmo ipotizzare che il rimanente dna sia l’espressione di tutto l’universo compresa forse, l’espressione energetica immateriale.
A questo punto se immaginiamo che tutto l’esistente sia in assenza di spazio e tempo e sia esprimibile in un piccolissimo punto, in cui ci siamo anche noi (permanenza dell’identità energetica) possiamo facilmente intuire che ogni filamento di dna in realtà sia originato dalla moltiplicazione di tanti filamenti uguali, in altre parole la costruzione mentale di una cornice spazio temporale da luogo a un’altra illusione e cioè che la moltiplicazione infinita di unità prive di spazio e tempo e che sia costitutiva di una realtà tangibile molto diversificata, la realtà tangibile è una delle esperienze della coscienza, non è che non esiste, ma è la nostra mente che ha la necessità di definire questa esperienza in uno spazio e in un tempo che però, ripeto, non esistono, sono costruite dall’espressione energetica della nostra identità energetica mentale.
Per concludere il cosi detto 90% di dna spazzatura, così spazzatura non sarebbe, ma ci direbbe che un 90% è costitutivo dell’universo di tutte le esperienze (senza tempo quindi coesistono) di tutte le identità energetiche (persone animali vegetali ecc..) l’unico aspetto che ancora non mi è chiaro resta sempre lo stesso, esiste una permanenza identitaria oppure si tratta solo di una esperienza identitaria pertanto la nostra soggettività è destinata a perdersi.
La scienza empirica spiega immaginando che questa identità si perda, il sapere spirituale spiega immaginando che esista una permanenza identitaria, io personalmente penso che esista una permanenza identitaria associata alla responsabilità e a una ineludibile “circostanza” etica, a mio parere è la questione etica che inizializza verso la soggettività, in altre parole l’dentità è possibile all’interno di una dimensione etica, che sarebbe presente in tutto (animali, piante ecc… ) senza una dimensione etica non sarebbe possibile nessuna soggettività e pertanto nessuna identità (o personalità), ma la dimensione etica richiede che ci sia “permanenza” (che ci sia un al di la) La dimensione etica la possiamo sperimentare tutti per questo motivo non possiamo dire che non esiste, pertanto sarei più propensa pensare che è più facile che esista una permanenza identitaria, piuttosto che non esista. Penso anche che la dimensione etica sia in relazione con la dimensione estetica, in un continuo e incessante dibattito fra soggettività e universalità. L’esperienza estetica ha bisogno sia dell’universalità insita nella natura sia della soggettività diversificante della permanenza identitaria, ma su questo forse scriverò più avanti qualcosa in questo blog.
http://www.studiopsicologiamantova.it/wp/2018/05/13/sullo-spazio-e-sul-tempo/
identità energetica
Oggetto di studio: la psicologia non può formulare misurazioni oggettive in quanto è per sua natura intangibile, questo non significa che non sia reale, è falso pensare che la realtà sia solo ciò che è tangibile e può essere percepito dai sensi per esempio il pensiero non è percepibile dai sensi ma non possiamo dire che non esista, se non esistesse il pensiero non ci sarebbero i progetti, le città, e via dicendo.
“Componenti” principali: possiamo descrivere i costituenti della mente come “insiemi” distinti che in alcuni punti interagiscono, ma non per questo devono essere ritenuti della stessa “natura”, i componenti principali sono: le emozioni, gli affetti, l’ideazione, gli istinti, le pulsioni, i sensi e il movimento. Pulsioni sensi e movimento hanno la necessità di un corpo per potersi estrinsecare.
Di solito la psicologia ingenua confonde:
-emozioni e affetti,
-pulsioni e emozioni,
-ideazione con gli altri componenti, emozioni, istinti, affetti ecc..,
-il fatto che alcuni componenti psichici che necessitano dell’organismo siano in sé “l’oggettività” della psicologia,
– che la risposta verbale o scritta sia il contenuto mentale e non il risultato di un processo,
e molte altre semplificazioni su cui non è il caso di dilungarsi.
In conclusione il costrutto di base è da intendersi come un “movimento” incapsulato in un altro “movimento” a sua volta incapsulato in altri “movimenti” secondo un ordine infinito e intangibile, e in relazione fra loro senza uno spazio e un tempo in base alle caratteristiche distintive dei sette componenti della psiche.
Le cosi dette disfunzioni mentali, così per come sono grossolanamente concepite, per esempio ansia, depressione…, riguardano un componente psichico, es ansia: emozioni, depressione: affetti, ma la mente non è per sua natura scomponibile “in modo anatomico”, per questo motivo spesso la modalità “categoriale” che imita il modello medico, non è adeguata, è necessario avere un modello psichico non medico per poter affrontare i problemi psichici.
PS se qualcuno trova la sintesi sovraesposta interessante e volesse finanziare la stesura di un libro che esponga in modo più dettagliato e approfondito questo articolo in almeno un centinaio di pagine, mi contatti privatamente, per un accordo grazie (cell 3926255541)
http://it.wikipedia.org/wiki/Dimensione_parallela
Una dimensione parallela o universo parallelo (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa)[1] è un ipotetico universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nella maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale. L’insieme di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso. Il concetto di “altri universi” non è estraneo alla letteratura scientifica: esistono alcune teorie cosmologiche e fisiche che ammettono la loro esistenza, la più famosa delle quali è la teoria delle stringhe. In campo filosofico, un indagatore del tema delle dimensioni parallele fu Auguste Blanqui, che nel 1872 indagò gli aspetti teorici e filosofici di un universo a infinite dimensioni nell’opera L’Eternité par les astres. Opera anomala nella produzione di Blanqui, essa anticipa elementi che si ritrovano anche in Jorge Luis Borges.
Va precisato che il lemma “dimensione” (con l’accezione di regione o luogo spaziale occupabile e/o percorribile), sebbene nel gergo colloquiale e narrativo può genericamente riferirsi ad un’ulteriore realtà nascosta o oscura ma simile o sovrapponibile alla struttura del nostro mondo, in contesto prettamente scientifico va distinto dagli altri termini (suesposti) in quanto designa una o più quantità e qualità metriche intrinseche al luogo misurato (inerenti a qualche specifica topologia): ad esempio con le caratteristiche di “quarta dimensione” è definibile una configurazione (come l’ipersfera) che manifesta proprietà e relazioni spaziali differenti da quelle tridimensionali a noi presenti e direttamente visibili, che non si riesce neppure a raffigurarla mentalmente a meno di ricorrere ad un modello geometrico con disegno (o diagramma) composito e solo indicativo. Così in tal contesto, asserire l’esistenza d’altra aggiuntiva dimensione parallela, oltre le tre normalmente osservate nel nostro universo (euclideo), implica dichiarare la presenza di misure/elementi/forme (associabili a dei numeri) ch’affiancano e/o completano l’estensione (superficiale e volumetrica) consuetamente sperimentata, ma al di fuori della gamma compresa e percepita empiricamente dall’apparato sensoreo naturale: quindi la complessiva rappresentazione pluridimensionale più corretta è attuabile solo per mezzo o con ausilio matematico. In breve, aldilà della facilità con cui artisticamente a volte s’illustrano esotiche “dimensioni spaziali” e si usa l’espressione come sinonimo indicante località comunque praticabili come il nostro ambiente, esse possono ben delinearsi e approcciarsi solo con calcolo e ricomposizione indiretta e astratta.[2]
Comunque, malgrado l’incompatibile recepibilità piena e diretta da parte di strutture corporee a tre dimensioni riguardo quelle pluridimensionali (in senso metrico), si stanno studiando soluzioni scientificamente attendibili per aggirare i limiti fisici e sfruttare un’altra eventuale dimensionalità (nel tessuto spazio-temporale conosciuto) per aprire passaggi occasionali in grado di trasportare viaggiatori e/o oggetti (che però nello spostamento rimarrebbero e continuerebbero a sperimentare solo le proprie dimensioni originarie) tra punti anche reciprocamente remoti del cosmo e/o per muoversi avanti e indietro nel cronotopo. L’uso di materia esotica con proprietà o effetti antigravitazionali, prodotta artificialmente o trovata in natura, è indispensabile a tal scopo. Ma su queste possibilità, avvicinanti la produzione fantascientifica alla scienza ortodossa, vi è marcata divisione nella comunità accademica; sul tema si resta nell’ambito puramente teorico e finora mancano solidi indizi osservativo-sperimentali relativi ad elementi macroscopici, mentre qualcosa si nota nello studio quantistico a livello atomico; e il meccanismo (per ora avveniristico e ipotetico) per creare dei tunnel utili al suddetto obiettivo sarebbe quello d’espandere ai limiti del macro quelle proprietà che diverse teorie (ma non tutte, non v’è unanimità di giudizio) calcolano esistenti ma confinate al massimo entro la misura del nucleo atomico[3].
Così, quanto il viaggio nel tempo, il passaggio in una o più dimensioni parallele è un tema classico della fantascienza. Una realtà parallela, nell’ambito del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia infinite possibilità, poiché se nella nostra realtà certe cose si sono evolute in altre, in quella parallela potrebbe non essere successo così. L’invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell’ucronia; in tale filone non è generalmente contemplata la compresenza di più dimensioni. A volte il tema della dimensione parallela si lega a quello del viaggio nel tempo, a causa dei paradossi che quest’ultimo può generare. (Al proposito il quantistico David Deutsch ritiene che proprio la ramificazione di realtà parallele, almeno quella compatibile con la teoria di Hugh Everett, offra una scappatoia o soluzione alle possibili attese paradossali degli spostamenti nel passato: dei quali il principale è il paradosso del nonno).
Problematicità delle variabili: tempo-spazio
Lo spazio e il tempo andrebbero considerate come variabili immateriali stabili solo nell’insieme dimensionale spirituale, in quanto non misurabili numericamente con esattezza nell’insieme dimensionale materiale.
tradotto con google:
Problematic variable time-space
As I stated energy efficiency has constitutive unit variables: intensity and movement as a whole and only spiritual dimension, the variable movement is broken down into variables: space / time. This aspect for the time being guessed is difficult to sustain according to a scientific positivistic, or supported by the perceptibility of sensory phenomena. It ‘clear, however, that there is a reality can not be perceived by the senses (sight, touch, hearing, smell), for example, the thoughts, or at least the content of thoughts is not perceptible by the senses, but nobody can deny that there is as much as a wooden table.
So according to a scientific non-positivist perspective, space and time belong to a reality, “immaterial” that can be measured in the abstract (numeric) but the numbers in material reality (the language from the semantic point of view can not be heard by the senses so it is immaterial) do not exist when you try to measure the material reality of the numbers we are often faced with the mathematical paradoxes, with infinitesimal numbers or anything, just in the area of spiritual reality is exact numeric, for example by phonemes (letters of ‘alphabet) and corresponding numbers.
It ‘should be understood in this sense that the space-time variables, ie variables measured numerically, the measurement of which does not create paradoxes numeric interpretations experts cabalistic they are good because the mismatch reveals a numerical error that allows them to correct the ‘interpretation, do not get to actually “numerical unrepresentable” as happens in reality perceived through the senses. Dates (numerical correspondences time) and words (numerical correspondences space) are perfectly combined in a semantic system that with ease is revealed to those who know him (eg Jewish mysticism, but I think there is also something similar in Buddhism , Taoism, Hinduism), then according to a rational non-anthropocentric perspective (my sight, my hearing, my thoughts) time and space that can not be the whole spiritual dimension.