Category Archive: singolo neurone

L’ipotesi specchio non può riguardare l’empatia.

Ultimamente la moda sui neuroni specchio li vede implicati ovunque, confondendo i vari piani psichici e i processi da cui sono attivati, l’ultima vorrebbe che i neuroni specchio siano coinvolti nell’empatia, ma il processo è totalmente differente anche se non è escluso che i neuroni dell’area F5, in cui sarebbero presenti i neuroni specchio, si attivino in quanto neuroni aspecifici e polifunzionali.

A mio parere il primo errore viene fatto dagli sperimentatori in quando sovrappongono l’elemento neuro-attivante oggetto/soggetto.

Riassumendo il fenomeno osservato si ha sia quando il macaco mangia (attivazione F5), sia quando il macaco vede mangiare un altro macaco, ma l’area F5 sarebbe attivata dall’oggetto: nocciolina, o dalla vista del soggetto che mangia la nocciolina? Ovviamente qui trascendiamo l’analisi del setting predisponente: laboratorio sperimentale, totalmente avulso dall’ambiente naturale in cui dovrebbero vivere i macachi.

Nel suo ultimo libro uno degli sperimentatori sostiene che i neuroni specchio sono da considerarsi i “neuroni dell’empatia”, quindi opta per una delle due interpretazioni, l’area F5 sarebbe attivata non dall’oggetto “nocciolina” in mano al macaco, ma dall’osservazione: “soggetto macaco” che mangia la nocciolina, pertanto presunta identificazione.

In altre parole se uno entra in un ristorante è più facile che si identifichi con le persone che stanno mangiando piuttosto che venga attratto dal cibo che le persone stanno mangiando.

Al momento questo non è dimostrabile, non possiamo stabilire se se l’area F5 si attiverebbe dalla nocciolina in mano al macaco o dall’osservazione dell’atto motorio “mangiare la nocciolina”.

1-7Sulla rete web sta circolando un episodio che si è verificato spontaneamente in ambiente urbano, in India, una scimmia rhesus, ha salvato un cucciolo di cane dall’attacco di un branco di cani, per poi prendersene cura e in un certo senso adottarlo: http://blog.pianetadonna.it/amotuttiglianimali/scimmia-impietosita-un-cucciolo-randagio-lo-adotta-avergli-salvato-la-vita/

2-7Non è una caso raro altri comportamenti altruistici di animali verso altre specie di animali si sono verificati con una certa frequenza.

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Una collega mi ha fatto notare come in questo caso l’empatia non fosse intraspecifica e infatti è più probabile che l’empatia sia collegata allo sviluppo di un proprio codice etico piuttosto che attivata da una identificazione automatica nei confronti dell’altro.

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Pertanto è altamente improbabile che la scimmia possa identificarsi nel cucciolo di cane, specie completamente diversa, è più probabile che sia mossa da una suo “codice etico” che la spinge a salvare il cucciolo nonostante il pericolo di essere sbranata dal branco di cani, che sta correndo.

In psicologia si presume che i due livelli di sviluppo presumibilmente implicati nella presunta “empatia” nella teoria specchio, si svolgano in tempi diversi.

  1. a) Lo sviluppo del senso di fame, quindi stato di tensione e frustrazione, e quello di sazietà, riduzione della tensione, appagamento-piacere, sarebbe la parte preponderante che forma le connessioni neuronali dei primi giorni di vita di un essere vivente.
  2. b) La coscienza etica si svilupperebbe nell’uomo durante l’età della latenza ( dai 5 ai 10 anni) e sarebbe l’elaborazione dei diversi codici etici presenti nell’ambiente (familiare, scolastico, con i pari durante il gioco) con il se del soggetto (individuazione) se in parte presente nel DNA che si slatentizza in presenza di stimoli psico-sociali ambientali.

Per stare in relazione con la teoria specchio l’aspetto a) è attivato dall’oggetto “cibo” , mentre l’aspetto b) dal soggetto che mangia (empatia).

Riportandoci all’esempio del comportamento della scimmietta che salva il cucciolo di cane:

  1. a) il piacere è automatico, ho fame, frustrazione (mi manca qualcosa e provo tensione) mangio la banana e la tensione scompare= piacere, quindi memorizzo la banana=piacere. Alla vista della banana si attiva un circuito neuronale veloce e automatico.
  2. b) affetto, (nell’uomo) dai 5 ai 10 anni mi costruisco un codice etico, vedo il cagnolino e provo dispiacere SECONDO IL MIO CODICE ETICO perché è in pericolo, intervengo anche se capisco il pericolo di essere aggredito, quindi INTERVENGO IN PRESENZA DI TENSIONE (pericolo) per salvare il cucciolo (codice etico). Il primo è attivato dalla presenza di nutrienti in circolo e dalla memoria dell’oggetto che produce questa risposta neuro bio chimica, il secondo da una struttura ideica più complessa, che si sviluppa dopo i primi mesi di vita (nutrizione, quando si sviluppa il processo banana – piacere) a seguito di una elaborazione soggettiva integrata fra la cultura circostante e il proprio se, che va a formare il “codice etico”. L’empatia in qualche modo sostiene il codice etico, ma assolutamente non quello alimentare perché se così fosse non mangeremmo nulla!

Pertanto è impossibile che dal punto di vista psicologico la: “fame-tensione frustrazione-sazietà-piacere” possa essere simultanea alla dinamica psichica “empatia-tensione dispiacere- comportamento etico”, è ovvio che il primo produce un comportamento che va verso la diminuzione di tensione: sazietà-piacere, mentre il secondo produce un comportamento che aumenta la tensione: la paura di essere aggrediti difendendo il cucciolo.

Quindi possiamo affermare una teoria polifunzionale che riguarda tutti i neuroni, ovvero non è la specificità dei singoli neuroni che caratterizzano la modalità psichica, in altre parole non è la specificità nel neurone specchio che caratterizza sia piacere da sazietà che empatia, secondo una duplice specifica funzione del neurone specchio.

O anche non è l’area F5 delimitata e costituita da specifici neuroni che determinerebbe sia il piacere della visione del cibo, sia il comportamento altruistico di protezione della scimmietta indiana, ma più probabilmente questo è determinato dal percorso che lo stimolo elettrico fa nel momento in cui si verifica l’attività psichica.

In questo senso i neuroni specchio possono essere considerati come degli “incroci” di diverse attività cognitive ma non dei neuroni specifici per una o l’altra attività psichica.

Concludendo i piani

a) soddisfazione di bisogno fisico (alimentazione) piano pulsionale.

b) identificazione con un altro individuo, piano affettivo.

c) comportamento di protezione materna, piano etico su base empatica.

difficilmente possono essere attivati contemporaneamente, o piacere alimentare, o identificazione proiettiva, o comportamento volitivo su base empatico-etica.

Pertanto non è sostenibile l’idea che della specificità di un singolo neurone specchio e tanto meno che abbia nella propria specificità tutte queste funzioni contemporaneamente, al massimo si può presumere che i neuroni siano polifunzionali e pertanto che possano essere parte di circuiti diversi, ma questo esclude un specificità neuronale come l’ipotesi specchio vuole far credere.

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L’imitazione neonatale non è presente fin dalla nascita.

imitazione_fig_vol1_005190_001Le evidenze emerse con le ricerche sull’apprendimento e relativa modifica dei circuiti neuronali, ricerche sull’Aplisia, un mollusco con assoni neuronali così grossi di diametro da permettere la misurazione del potenziale d’azione, e nemmeno le evidenze sulla plasticità neuronale, con recuperi neurologici, evidenti anche sugli umani, in caso di lesione, non sono bastate a dare uno stop alla vecchia idea di considerare la psiche e il sistema nervoso in modo statico, immutabile, predefinito.

La moda scientifica, sui neuroni specchio, ha fatto rinascere le vecchie concezioni di localizzazione e fissità della psiche, tale moda scientifica si sta affermando anche a livello accademico, anche con argomentazioni sulla cosi detta “cognizione sociale” umana, e si avvale di tali concezioni, in cui esisterebbe, fin dalla nascita, la “caratteristica immutabile” per una determinata attività socio-cognitiva imitativa, cioè nel singolo neurone, con specifica differenziazione funzionale che nel neurone specchio è la funzione motoria.

Secondo l’ipotesi specchio, i neuroni hanno fissità funzionale, per esempio nell’area F5, la funzione motoria del neurone è sia che si esegua un movimento sia che si veda eseguire lo stesso movimento, quindi sarebbero organizzati in aree specifiche e statiche, adiacenti alla zona della fronte (aree prefrontali) in modo da organizzare una mappa cerebrale che sarebbe stata confermata anche negli uomini dalla fRMI, tecnica che però, ultimamente si è mostrata fallace a causa dei software che utilizza, in altre parole, secondo la teoria specchio la corteccia cerebrale sarebbe come una cartina geografica, con confini statici e definiti.

La funzione neuronale sarebbe quindi specifica, localizzata a livello del corpo cellulare e immutabile, quella determinata cellula potrebbe svolgere solo quella funzione, anche se si tratta di funzione doppia “esecuzione-osservazione” di una funzione motoria.

Sul versante opposto noi cognitivisti storici, abbiamo sempre sostenuto, che l’attività neuronale è mutevole (plasticità neuronale) dinamica (possono essere utilizzati percorsi neuronali diversi per una stessa funzione cognitiva), polifunzionale (dallo stesso corpo cellulare possono passare potenziali elettrici per diverse azioni psichiche), e che sono le sinapsi, quindi i collegamenti neuronali, a determinare l’attività psichica e non lo specifico neurone, tranne in rari casi, più attinenti con la risposta endocrina.

Il neonato nasce con un numero di corpi cellulari almeno 10 volte maggiore, ma meno connessi fra di loro,  rispetto l’età adulta, età adulta che consideriamo come confine dello sviluppo più massiccio ed esplicito, in quanto il SNC si modifica, meno ma si modifica, fino alla fine della vita, il neonato attraverso l’esperienza già dai primi mesi consolida delle sinapsi quindi dei circuiti neuronali, e sono i percorsi fatti dal potenziale elettrico neuronale a caratterizzare il tipo di attività psichica e pertanto intangibile, e non i corpi cellulari o le attività cellulari che garantiscono solo che alcuni circuiti neuronali differiscano da altri (esempio sintesi dei mediatori sinaptici).

Anche dal punto di vista antropologico, la modalità comunicativa delle emozioni differisce da gruppo a gruppo a secondo delle abitudini sociali presenti nel gruppo d’appartenenza.

Pertanto è improbabile che possa esistere un modulo di imitazione innato basato sui neuroni specchio, come sostengono Giacomo Rizzolati, Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese, neuroscienziati di Parma, come tra l’altro dimostrato nel maggio 2016 in questa ricerca di: Janine Oostenbroek Thomas Suddendorf Mark Nielsen Jonathan Redshaw Siobhan Kennedy-Costantini Jacqueline Davis Sally Clark Virginia Slaughter, ricerca fatta su 106 neonati testati in 4 tempi diversi (1-3-6-9 settimane di vita), in cui è stato dimostrato con un campione certamente più ampio, la casualità della risposta mimica nei neonati.

Un dettaglio non trascurabile è che la ricerca è stata fatta in Australia, dove la popolazione ha derivazioni etniche eterogenee e solo il 31% afferma di avere origini anglosassoni.

Pubblicazione  citata anche  in un articolo da Maurizio Rossetti

Ma allora cosa hanno trovato i teorici dei neuroni specchio?

Semplice hanno trovato quello che cercavano, la loro convinzione potrebbe averli portati a: favorire, predisporre, assemblare, in una sorta di “profezia che si autoavvera” una realtà costruita sulla base dei soliti “pregiudizi scientifici”, che proiettano il proprio stile cognitivo: stabilità, ripetibilità,  definizione anatomica e funzionale di un organo, sulla realtà osservata, e questo impedisce di vedere la realtà, per quanto sia possibile osservarla con la nostra limitatezza percettiva, per quello che è.

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Corteccia cerebrale – cito architettura – e la bufala dei neuroni specchio.

Come indicato nel precedente articolo la misura di un singolo neurone è talmente minimale da poter fare che è lecito ritenere dubbia una qualche possibilità di misurazione, inoltre il neurone è collegato con dendriti e assoni ad altri neuroni posti vicini o distanti, è infatti possibile trovare neuroni con assoni lunghi più di un metro, quindi non è possibile distinguere un’attività prossimale da un’attività distale.

Un ulteriore incongruenza epistemica, circa la misurabilità o meno di presunti neuroni specchio, riguarda la cito-architettura della corteccia cerebrale, a livello istologico si vedono delle stratificazioni i cui neuroni differiscono nella forma in modo evidente, e molto spesso in biologia, la forma cellulare è indice di differenziazione funzionale della cellula.

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Se pensiamo che l’ipotetica misurazione del “singolo” neurone, avviene su macachi mentre compiono delle azioni, la prima cosa che viene spontaneo pensare è: a quale profondità andrebbe l’elettrodo? Com’ è possibile controllare la profondità dell’elettrodo? Più o meno quale tipo di stratificazione si andrebbe a misurare? Il punto di contatto fra elettrodo e tessuto cerebrale di quanto si muove, rispetto la collocazione iniziale, in un macaco che sta compiendo un azione? E di quanto si muove rispetto l’attività di perfusione sanguinea, omeostatica, metabolica o quant’altro?

Chiaro non è credibile che si possa misurare l’attività di singoli neuroni e tanto meno che siano specifici, probabilmente l’elettrodo misura l’attività di un insieme di fenomeni fra cui il potenziale di azione di un gruppo di neuroni, attività che può partire da un neurone ma anche dal fatto che il neurone viene attivato dalla sinapsi di un altri neuroni, che possono trovarsi vicino o molto distanti, dall’elettrodo conficcato nel cervello del macaco.

Inoltre non possiamo immaginare il punto di contatto fra tessuto cerebrale ed elettrodo come se fosse immobile e fisso solo perché al macaco è stata fissata la testa in modo che non possa muoverla, la perfusione sanguinea, l’attività delle cellule gliali, il mantenimento dell’omeostasi della parte liquida (più del 85% del cervello è acqua) e altri meccanismi biochimici molto complessi, danno certamente luogo a dislocazioni del punto di contatto elettrodo-tessuto cerebrale, anche per il solo fatto che l’elettrodo ha una consistenza più rigida rispetto la consistenza molliccia del cervello.

Allora cosa sarebbe questa rilevazione di attività elettrica sia che la scimmia mangi una nocciolina sia che la veda mangiare da un’altra scimmia?

Al momento possiamo trovare una spiegazione dalla fMRI, in quanto sembra possibile rilevare, in modo non invasivo, l’aumento o la diminuzione “dell’ attività metabolica” nell’encefalo, attraverso la risonanza magnetica funzionale, questo ha permesso di costatare che la maggior parte dei neuroni è indubbiamente polifunzionale, ovvero gli stessi neuroni si attivano per formare circuiti diversi nel momento in cui il cervello svolge funzioni e coscienza di ideazione diverse.

Questo significa che il contenuto ideativo viene reso cosciente, o meno, nel momento in cui c’è una attivazione neuronale, non significa necessariamente che ideazione e attivazione di gruppi neuronali corrispondano, ovvero che l’intangibilità della mente sia sostenuta esclusivamente da processi neuro fisiologici, chi afferma questo è ancora nel campo delle convinzioni personali e non nel capo del “scientificamente accertato”, ciò è stato reso evidente dalla misurazione dell’attività cerebrale in pazienti in stato di coma, registrazione che segnalavano la completa assenza di attività cerebrale ideativa durante il coma, confrontate con i ricordi del paziente uscito dal coma, hanno dimostrato che l’attività ideativa non cessa, semplicemente non è attività di cui il paziente è consapevole in uno stato di veglia e in grado di trasmettere tramite comunicazione verbale, il neurochirurgo Eben Alexander come paziente sperimentò egli stesso questa cosa, in quanto ebbe una encefalite virale che azzerò la sua attività cerebrale, ma poi uscito dal coma ricordò una massiccia attività ideativa avvenuta durante lo stato comatoso, in cui le registrazioni elettro-encefaliche corticali risultavano assenti.

Concludendo, l’esposizione dell’ipotesi dei neuroni specchio, assomiglia più a una sorta di riduzionismo ideologico, piuttosto che a una scoperta scientifica, a mio parere si tratta solo di riduzionismo ideologico cui hanno ricondotto con artificiosi intellettualismi tutta la questione inerente le emozioni, l’empatia e quant’altro. Per quanto riguarda la realtà che ho conosciuto mi ha fatto piacere costatare che in questa costruzione teorica a mio parere totalmente errata, non sono presenti attivamente degli psicologi, nel senso che la parte giustificatoria teorica inerente la psicologia è fatta da una docente pedagogista e non da una docente psicologa, la quale sostiene con indubbia auto-referenza, che l’interdisciplinarietà in psicologia è una ricchezza.

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