L’ordine degli psicologi ha pubblicato un articolo (https://www.psy.it/un-documento-sullobbligo-vaccinale.html) sulla posizione di un ordine la cui rappresentatività non supera il 20% (numero di votanti al secondo turno delle ultime elezioni). In questo articolo riporta alla voce “considerazioni” alcune affermazioni in ordine a dei dati epidemiologici sul covid di cui gli psicologi non hanno alcuna competenza violando cosi egli stesso il proprio codice deontologico che vieta agli psicologi di occuparsi di cose senza avere dimostrate competenze in merito, scrivendo poi a una successiva voce “invita” che gli psicologi sono tenuti a seguire il codice deontologico che loro stessi hanno disatteso poche righe prima. Ora io penso che non sia opportuno esprimersi nel merito di dati epidemiologici di cui non si ha contezza, a livello internazionale spesso discordi fra loro su prodotti “vaccini covid” diversificati in quanto oggetto di sperimentazione su vasta scala. Io lascerei che di epidemiologia sanitaria se ne occupino epidemiologi e ricercatori possibilmente diversi da coloro che lavorano presso le aziende produttrici di vaccini.
Ho avuto modo di conoscere i veneziani e le loro università, non sono banali, non sono superficiali, e una riflessione in merito alla decisione dell’ordine dei medici di Venezia va fatta. La dottoressa B.B. ha avuto un atteggiamento giustissimo di tipo marziale-accusatorio, nei confronti delle scelte del Ministero della Salute, che pretendeva di rispondere a un fenomeno infettivo aggressivo e diffusivo, in modo supponente e poco preciso. Del resto in pochi avevano contezza di cosa stesse succedendo e i poli reattivi delle risposte erano o di marziale accusatio o di pressa-pochistica e autoritaria supponenza. A mio parere l’ordine dei medici di Venezia, ha mal sopportato i toni accusatori della nostra e grande per animo dr Barbara Balanzoni, in una situazione di grande incertezza scientifica, e forse si aspettava che i toni non fossero accusatori per colleganza. La dr Barbara Balanzoni metteva al primo posto la vita delle persone e intransigente era il suo atteggiamento verso i colleghi. Ora davvero io come comune cittadina in questo imprevisto bio-virale, che vede la natura imporsi, con inusuale forza e imbattibilità, darei la vittoria a madre natura, e assolverei il coraggio di un medico che si batte per la vita di tutti e di un ordine dei medici che si batte per una collaborazione scientifica che la natura non ci ha permesso.
2004, quindi dobbiamo ringraziare il sindaco Burchiellaro e il geom. Montanari? e l’inerzia dei sindaci successivi? E naturalmente non è possibile assieme alla regione Lombardia, restituire la somma pagata all’asta, che non era molto alta per il valore dell’area mi pare? Nell’articolo non è riportata la posizione degli ambientalisti, non hanno fatto proposte con i loro tecnici e legali alternative? Forse la linea politica del sindaco è quella dell’espansione demografica piuttosto che esserci reale mancanza di soluzioni? Ricordo che dopo Cittadella con la stessa linea politica di espansione demografica le unifamiliari costruite nel periodo di Burchiellaro, sono rimaste invendute e ora sono ancora li fatiscenti, però vero che ora Palazzi riesce a garantire anche maggiori opportunità lavorative e non solo più case per ampliare la popolazione mantovana. E vero che assieme a Levata la zona potrebbe interessare ai sanitari che lavorano in ospedale, ma vero anche che il valore storico e naturalistico di quella zona non ha prezzo, ma vero anche che le nuove generazioni tecnologiche sono cieche e sorde a valori culturali e ambientali che non siano trasformabili a loro piacimento come si farebbe davanti a un computer, amico sempre presente delle generazioni digitali.
La questione drogastica giovanile, che imperversa nelle società occidentali dal “1968” non è mai stata affrontata con onestà intellettuale. A monte non c’è nessun disagio ma per la maggior parte, solo curiosità giovanile e inclinazione alla sperimentazione su se stessi ma senza che ci sia consapevolezza dei rischi. La medicalizzazione dell’uso di sostanze psicoattive, ha attribuito al fenomeno il fatto che andasse considerato una malattia da cui guarire, alimentando “l’affare terapeutico”, ma senza che dal punto di vista medico ci fosse mai una reale conoscenza di come agivano queste sostanze e quali funzioni neuronali andavano a modificare con l’uso e l’adattamento dell’organismo all’uso drogastico. Se il fenomeno ancora è in crescita e l’età si è abbassata significa che “la cura” non funziona, o meglio che non si tratta di malattia ma semplicemente d’intossicazione cronica di sostanze da cui l’organismo cerca di difendersi o nel caso di cosi detta dipendenza di adattarsi in modo che l’azione nociva di queste sostanze sia minima. Hanno invece avuto buoni risultati le persone che dalla sperimentazione drogastica passavano alla ricerca spirituale, e questo fa pensare che una società materialistica come quella occidentale in se predispone il fenomeno drogastico sociale, in termini di maggior numero di persone, e che le persone ma in particolare i giovani, che si avvicinano alla sperimentazione drogastica hanno uno loro inclinazione, per carattere alla spiritualità. Infatti fra i ragazzi che frequentano la parrocchia l’incidenza di questo fenomeno è molto bassa, e viene da pensare che lo sia perché la sperimentazione con l’intangibile necessita di una sua etica e tradizione culturale, che conduca l’esperienza spirituale a esperienza reale dell’intangibile, non fantasiosa.
Questo agire rapido, violento, ricattatorio, travisando possibilità di riconoscimento, era un “modus operandi” piuttosto frequente nel mirandolese anche nei decenni scorsi, evidentemente “non si è evoluto” si fa per dire, con l’evoluzione della tecnologia (telecamere) senza le quali una cosa simile sarebbe andata avanti per moltissimo, sono/erano un po’ schemi sociali di piccoli gruppi che si impongono/imponevano su tutti, come in Sicilia, l’intimidazione, che produce o produceva omertà e quel dare “esempio di possibili conseguenze” con poche azioni ma di impressionante ed efferata crudeltà.
(…) tener presente anche che il truffatore: non sempre è una persona estranea, ha un modo distinto e rassicurante, il suo tono di voce falsamente empatico induce a fidarsi, ostenta sapere giuridico con grande sicurezza di se, per insinuare il raggiro, in modo da indurre la vittima a pensare che ha a che fare con una persona per bene, si veste in modo sobrio ma elegante, può avere strategie molto sofisticate agire indirettamente su una rete di conoscenti prima di colpire la vittima, prova più piacere a raggirare le persone, difficili da raggirare, quindi non ci sono solo truffatori di persone fragili ma anche truffatori “professionisti” che agiscono manipolando chi lavora nel pubblico impiego, agiscono nei settori immobiliari, talvolta manipolando o cercando di manipolare anche le forze dell’ordine. Questo è il truffatore che arriva alla fine della sua fulgida carriera ottantenne e indisturbato, dopo aver preso per i fondelli mezzo mondo. Queste persone sono nocive alla collettività perché senza che si veda o capisca nulla la “disintegrano” confondendo i riferimenti comuni su cui si fonda la fiducia sociale.(…)
https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2022/06/24/news/rapinatori-nel-modenese-la-giovane-coppia-ora-e-finita-in-carcere-1.41532957