Come la psicologia abbia un’oggetto di studio reale anche se intangibileche può essere indagato in modo scientifico, l’ho già argomentato nei precedenti articoli di questo blog.
Talvolta però gli stessi psicologi, neopsicologi e pseudopsicolgi, si prendono delle libertà che trasformano la psicologia in una sorta di “auto-realizzazione” narcisistica, attraverso pettegolezzi seriosi sul presunto stato mentale magari di qualche “vittima designata” e questo accade quando si interpreta in modo indiretto senza avere direttamente la “versione ideica” dell’interessato, (il perché e il per come una persona decide di comportarsi in un modo invece che in un altro) cioè quando si discutono in un gruppo di persone: “casi psicologici”, mentre l’interessato è totalmente ignaro del fatto.
Ancor più graveè il fatto se sulla base di tale “pettegolezzo pseudo scientifico/discussione di casi clinici” un gruppo prende decisioni comportamentali basate su una “rappresentazione propriae inventatasull’ipotetico caso clinico”, quindi avulsa dalla realtà in quanto costruita senza consultare l’interessato, cosi facendo costruisce derealizzazioni di gruppo talvolta deliranti, sui presumibili motivazioni e contenuti nascosti ma veri di cui il soggetto non sarebbe consapevole che nelle fantasie interpretative del gruppo appare ovvio e lapalissiano.
Questo può avvenire in contesti patologici, per esempio in realtà scolastiche e universitarie(per lo più sistemi sociali chiusi), e avviene quando persone senza un adeguata preparazione di base s’improvvisano psicologi, oppure quando psicologi molto ingenui e poco esperti, vogliono fornire risposte improvvisate senza alcun fondamento reale.
Questo può avvenire anche in contesti lavorativi patologici, per esempio di tipo impiegatizio, banche, uffici amministrativi,e ne sono più refrattarie tutte le realtà che per loro natura interagiscono con realtà tangibili, lavori agricoli, industriali, cioè la dove il prodotto delle proprie azioni è immediatamente visibile e tangibile.
A questo delirio di gruppo (psico-pettegolezzo scientifico) su una persona, segue un comportamento del gruppo attinente al proprio delirio (*), di cui la persona è ignara, quello che accade è una catena di reazioni comportamentali della vittima designatain ragione del fatto che la modalità comportamentale del gruppo patologico, viene vissuta come avulsa da propri modi di essere, in altre parole la vittima designata vive come privo di relazione causale a propri modi di comportarsi, la decisione che il gruppo patologico ha preso su come la persona deve essere, il gruppo si fa un idea condivisa senza confrontarsi con l’interessato, cioè a mette un abitino a una persona, la persona rigetta l’abitino perché giustamente non lo ritiene proprio, e questa reazione viene vista dal gruppo come conferma della “problematicità” della persona che semplicemente sta difendendo la propria e vera identità.
I modellipsicologici di riferimento teorici, che maggiormente predispongono queste patologie sociali (mobbing, bullismo), sono quelli comportamentisticianti soggettivistici, oggi si chiamano cognitivo comportamentali, neuro cognitivi (anche se di: “cognitivismo” non hanno nulla),o attinenti ai modelli riduzionistici delle neuro scienze, sono modelli che negano la soggettività individuale e inventano ipotesi scientifiche considerando tangibile la psiche anche se non lo è, metaforicamente sarebbe come dire che studio l’aria come se fosse un solido anche se non lo è. Quindi i colleghi psicologi che maggiormente corrono il rischio di patologizzare gruppi sociali sono i comportamentisti.
A questo proposito il codice deontologico degli psicologi vieta nella maniera più assoluta di fare diagnosi senza il consenso dell’interessato e di diffonderle in violazione della legge sulla privacy.
In altre parole gli psicologi non possono fare diagnosi psicologiche, diffonderle, e decidere assieme a persone che non siano i diretti interessati, comportamenti da tenere verso l’ipotetica o presunta “persona problematica” al fine di aiutarla a risolvere i suoi problemi, i non psicologi, coloro che non sono iscritti all’albo degli psicologi, invece possono farlo,in quanto le eventuali “etichette diagnostiche” ipotizzate dai non psicologi, non avendo alcuna validità risultano essere opinioni personali che possono essere liberamente espresse in nome della democrazia e del diritto a poter esprimere liberamente il proprio pensiero.
A questo punto appare evidente come la psicologia possa divenire “patologizzante” ovvero, quando un gruppo in un contesto patologico, attribuisce con meccanismi di tipo proiettivo, ipotesi interpretative di tipo psicologico e si comporta di conseguenza, quindi azioni che l’eventuale soggetto designato come “soggetto problematico” avverte come avulse dalla propria effettiva personalità e comportamento avuto in passato, spesso si tratta di “castelli fantasiosi” costruiti attorno a una persona che per il suo modo di essere si discosta dalla patologia sociale del gruppo e non vuole far parte della patologia.
Il gruppo patologico è spesso refrattario a ogni autocritica sulla propria patologia sociale, proietta le sue fantasie di gruppo producendo la solita “vittima designata” utile a mantenere l’equilibrio patologico del gruppo, e questi sono i terreni sociali in cui si verificano violenze sociali tipo mobbing, bullismo ecc.
Quando un gruppo è patologico ha bisogno sempre di una “vittima designata” e una volta espulsa una persona ne trova un’altra e questo è ricorrente, se in un contesto sociale in modo ricorrente ci sono dinamiche espulsive verso un individuo, è quasi certo che si tratti di gruppi con patologie sociali proprie.
Concludendo è troppo sottovalutato il danno che può arrecare socialmente un uso della psicologia, distorto, approssimativo o avulso da una necessaria e piena considerazione della soggettività individuale, le patologie sociali, perché è cosi che dobbiamo iniziare a chiamarle, danneggiano non solo le relazioni o le eventuali vittime designate, ma anche tutto il sistema economico, giuridico, sociale, una cattiva psicologia può far prendere decisioni che possono distruggere l’esistenza di interi gruppi familiari, lavorativi, scolastici, universitari.
Comprendo che nel cercare di essere sintetica ho fatto affermazioni che necessiterebbero di adeguate argomentazioni, chi è interessato può commentare qui sotto in modo che possa adeguatamente argomentare le mie affermazioni.
(*)riferimenti teorici Luc Ciompi (1988)