L’architettura razionalista, che molto si è diffusa nel ventesimo secolo, oggi con le sue ortogonalità pesanti e imponenti, sventra la struttura ecologica, fatta di sfere e spirali collegate fra loro in un complesso micro e macro sistema.
La forma esteriore che possiamo ricostruire con il nostro sistema sensoriale, in natura non è mai ortogonale e nemmeno matematica, basta pensare all’anno solare e alla necessità di inventare un anno bisestile per sistemare l’errata suddivisione del tempo in giorni, ore, minuti. Oppure basta pensare a come cresce la vegetazione sempre in modo circolare, nonostante si voglia trasformare in pali gli alberi con le cosi dette “potature necessarie”.
L’unico andamento lineare che troviamo in natura è quello del predatore sulla preda, e già questo ci può far immaginare l’atteggiamento inconscio dell’uomo occidentale e dell’architettura razionalista contro la natura, che si risolve fra predazione e separazione da essa attraverso costruzioni architettoniche che si impongono su parallelismi, ortogonalità, mai esistenti in natura, quasi a voler distinguere l’arrogante antropocentrismo costruttivo, dalla, come tale percepita, inutilità o dannosità della natura.
Ci sarebbe da chiedersi se tutto questo non sia alquanto insano, se non fosse per l’elevata diffusione che ha, sia nella cultura occidentale che ora in quanto copiato anche nelle culture non occidentali.
Nel razionalismo architettonico il cromatismo viene semplificato in modo infantile, pochi e distinti colori stesi su ampie superfici in modo uniforme, semplificando al minimo anche i volumi architettonici e le geometrie urbane che li incorniciano, ed è cosi che il razionalismo architettonico di Souto de Moura, si pone trovando apprezzamento in una città come Mantova, dove vengono ultimamente eliminati centinaia di alberi ogni anno, forse perché nella più percepibile linearità desertica della linea di terra… l’inquieto riesca a calmare le sue paure.
Ma un antico detto popolare dice “chi male non fare paura non avere”…. e allora c’è da pensare che invece di imporre tanto razionalismo architettonico non sia meglio modificare il proprio atteggiamento, rendendolo meno predatorio (lineare) e violentemente distruttivo verso tutto ciò che non gli assomiglia in primis la natura.
Naturalmente l’ipocrisia del boschi verticali, o di certo vasame urbanistico che contenga deboli fuscelli arborei, non ci convince, se non per il fatto che si voglia umiliare la bellezza della natura per imporre tanta bruttezza di forme banali e infantili come quelle razionalistiche di edifici, con annessi urbani altrettanto disagevoli quanto sradicati dalla storia e dal rispetto di essa.