Architetti: quando la cultura diventa spettacolo.

Architetti: quando la cultura diventa spettacolo.

L’architettura ebbe nella storia funzioni differenti, la principale fu quella protettiva e di incontro sociale, poi si affiancò quella estetica in cui la funzione principale era quella di ostentare potere e creare timore reverenziale nei ceti sociali più bassi.

Oggi l’architettura si è svuotata della sua funzione principale e quindi si è svuotataanche di senso, abbiamo un’ architettura che vuole stupire a tutti i costi, con contenitori vuoti, avulsi di senso, di dubbia bellezza.

Come nel periodo fascista l’ignoranza architettonica distruggee copre le forme e le tinte degli artefatti precedenti, che ci parlavano di storia e di vicende che si sono susseguite negli anni, con i suoi tipici segni lasciati sul materico, trasformando gli edifici con stucchevoli “contenitori” quasi fossero “carte da regalo” : gli intonaci, che rendono tutto uniforme, liscio, come un foglio bianco rimasto tale perché le idee sono morte.

Ma un foglio bianco vicino a un’ opera d’arte fa una pessima figura, da qui la necessità dei nuovi architetti e restauratori di occultare tutto con piani e tinte uniformi, trasformando in deserto creativo ciò che fu un dei luoghi, l’Italia, fra i più fertili di idee e arti.

E allora l’architettura non può che trasformarsi in un festival, come il festival di San Remo che a suo tempo si sostituì alla lirica dei tempi storici precedenti volgarizzando la musica, anche l’attuale festival dell’architettura, a Mantova,  diventa luogo di intrattenimento dove si fa spettacolo, l’architettura si è trasformata in una scenografia temporanea, dove la cultura viene sostituita da bizzarre riflessioni scollegate fra loro, nel tentativo di farne un inconsistente business hollywoodiano, che fa sfilare architetti come se fossero attori famosi, e poi non stupiamoci se in questa concezione dell’architettura, scialbo diventa il destino dei terremotati abruzzesi, cui si offre una temporanea scena che poi si smonta per trasferire lo spettacolo in altro luogo, lasciandoli privi di reali soluzioni abitative.

Figlia del suo tempo l’attuale architettura scenicaha perso i proprio senso di esistere, quella di dare risposte concrete al bisogno abitativo di tutti, in un decadentismo culturale che è sotto gli occhi di tutti, ossessionata dall’idea che un edificio possa essere sporco e quindi vada ripulito e riordinato, trasforma tutto in tabula rasa, secondo una sua invenzione che chiama “razionalismo” dove tutto è lineare ingombrante e prepotente nell’occupare i luoghi incantati che furono un tempo della natura.

Il linguaggio occulta tutto questo squallore chiamando eccellenza, ciò che resta dopo aver eliminato e distrutto tutto ciò che si discostava da questo modello povero, scialbo, vuoto e privo di relazioni estetiche e funzionali con il proprio contesto ambientale e con le persone reali, in una forma di autoesaltazione solipsistica fatta di vuoti di contenuto e tanta apparenza scenica.

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