Nelle scuole di architettura si fa un uso smodato di programmi per il disegno architettonico, fin dal primo anno gli studenti universitari volenti o nolenti, vengono costretti a disegnare su monitor di pc, in cui è più il tempo impiegato, anche una decina di operazioni con il mouse per una sola modifica, per ottenere una stampa leggibiledel disegno in autocad (caratteri, grafie, spessori e colori) che l’esecuzione del disegno stesso, una linea sul monitor appare sempre dello stesso spessore, ma una volta stampata a secondo del valore informatico che viene inserito (comando utilizzato) cambia spessore, ma attenzione queste non sono operazioni stabili, a volte ti accorgi che autocad per conto proprio ha messo uno spessore diverso forse perché inavvertitamente si è sfiorato con il puntatore la linea che si era appena cambiata.
Gli studenti fanno a gara fra chi è più abile a controllare questa tecnologia perdendosi in cose che sono più da impaginatori di stampe di libri o di manifesti che cose da architetti,i più bravi con il pc ottengono voti più alti, così si incentiva il comportamento: impaginatore di “bella e gradevole stampa”, e poco conta la sostanza del progetto che può essere copiato con il solito copia e incolla di dwg ampiamente reperibili sul web.
Questo significa che da un copia e incolla ne deriva quasi sempre qualcosa di avulso dalla situazione progettuale reale,tuttavia questo viene incoraggiato dai docenti perché è più facile che il concorso si vinca con una buona idea copiata che con una idea propria se si è scadenti da questo punto di vista.
Se vi chiedevate il perché del ricorrere uguale nelle progettazioni dei giovani architetti, questa è la spiegazione: nel percorso formativo viene incoraggiata questa pratica, così ci troviamo un pezzo di bosco verticale, ma messo in orizzontale, in piazzale Gramsci a Mantova, dopo che è stato abbattuto (voluto dal sindaco architetto precedente) un bellissimo pino spontaneamente verticale nella stessa piazza, oppure una strada antica, romana corso Pradella che prevede di scalpellinare in modo differente le aree parcheggio (famosissimi nell’antica Roma i posti parcheggio ma si può?) è follia tecno architettonica che avanza, ma tutto questo eccita chi lo fa e zittisce per lo stupore chi lo deve subire davanti alla propria finestra, avanza il thanatos la pulsione disgregatrice del bello e della vita, facendo finta di essere eros…. mentre la venusiana bellezza soccombe.
Dal punto di vista psicologico l’eccessivo ricorso alla tecnologia impoverisce:
quindi non stupitevi se vi trovate di fronte a un architetto e assistente di un docente di architettura ossessionato dallo spazio che possono occupare i bagni (la pulsione evacuatrice rappresentativa di thanatos) dall’idea che ogni disegno debba essere a norma (l’ossessività anale che avanza)in base a canoni dalla scuola stabiliti, che poi possono essere diversissimi da quelli di altre università di architettura, ….e si, futuri grandi e geniali creatori di opere architettoniche (questo forse nella fantasia dei loro formatori) ma omologati :
Non stupiamoci se poi con una laurea in architettura gli vengono offerti posti di lavoro che riguardano l’impaginazione o la computer grafica, in pratica impaginatori di contenuti altrui, o al massimo qualche consulenza sulla folle normativa vigente sulle varie messe a norma, il mercato capisce bene la reale produttività di un soggetto, e forse saranno sempre più rare le proposte di lavoro che riguardino davvero la professione di architetto, gli ingegneri ringraziano, copiati nei modi dai loro più aspri criticoni: gli architetti.