Oggi vorrei condividere un’altra riflessione sull’ipotesi che il tempo e lo spazio siano una costruzione della nostra mente e quindi che in realtà non esistano.
L’ipotesi prevede che esista una condizione in cui le “unità energetiche” esistano all’interno di un universo che ignori la movimentazione astronomica, esperienza da cui deriva la nostra “costruzione mentale del tempo”.
Una condizione di questo tipo (un concentrato senza tempo e spazio) potrebbe essere quanto viene studiato dalla fisica sub atomica, la quale da origine a unità elementari biologiche, i cosi detti filamenti di dna.
Dalla sperimentazione biologica, derivano due evidenze,
Da queste evidenze emergerebbe che solo una minima parte del dna cellulare è utile nell’espressione materica ( espressione sensoriale-tangibile delle unità energetiche) quindi potremmo ipotizzare che il rimanente dna sia l’espressione di tutto l’universo compresa forse, l’espressione energetica immateriale.
A questo punto se immaginiamo che tutto l’esistente sia in assenza di spazio e tempo e sia esprimibile in un piccolissimo punto, in cui ci siamo anche noi (permanenza dell’identità energetica) possiamo facilmente intuire che ogni filamento di dna in realtà sia originato dalla moltiplicazione di tanti filamenti uguali, in altre parole la costruzione mentale di una cornice spazio temporale da luogo a un’altra illusione e cioè che la moltiplicazione infinita di unità prive di spazio e tempo e che sia costitutiva di una realtà tangibile molto diversificata, la realtà tangibile è una delle esperienze della coscienza, non è che non esiste, ma è la nostra mente che ha la necessità di definire questa esperienza in uno spazio e in un tempo che però, ripeto, non esistono, sono costruite dall’espressione energetica della nostra identità energetica mentale.
Per concludere il cosi detto 90% di dna spazzatura, così spazzatura non sarebbe, ma ci direbbe che un 90% è costitutivo dell’universo di tutte le esperienze (senza tempo quindi coesistono) di tutte le identità energetiche (persone animali vegetali ecc..) l’unico aspetto che ancora non mi è chiaro resta sempre lo stesso, esiste una permanenza identitaria oppure si tratta solo di una esperienza identitaria pertanto la nostra soggettività è destinata a perdersi.
La scienza empirica spiega immaginando che questa identità si perda, il sapere spirituale spiega immaginando che esista una permanenza identitaria, io personalmente penso che esista una permanenza identitaria associata alla responsabilità e a una ineludibile “circostanza” etica, a mio parere è la questione etica che inizializza verso la soggettività, in altre parole l’dentità è possibile all’interno di una dimensione etica, che sarebbe presente in tutto (animali, piante ecc… ) senza una dimensione etica non sarebbe possibile nessuna soggettività e pertanto nessuna identità (o personalità), ma la dimensione etica richiede che ci sia “permanenza” (che ci sia un al di la) La dimensione etica la possiamo sperimentare tutti per questo motivo non possiamo dire che non esiste, pertanto sarei più propensa pensare che è più facile che esista una permanenza identitaria, piuttosto che non esista. Penso anche che la dimensione etica sia in relazione con la dimensione estetica, in un continuo e incessante dibattito fra soggettività e universalità. L’esperienza estetica ha bisogno sia dell’universalità insita nella natura sia della soggettività diversificante della permanenza identitaria, ma su questo forse scriverò più avanti qualcosa in questo blog.
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identità energetica