Le politiche diffusive della microsoft, di dispositivi informatici per scopi commerciali: tecnologia a basso costo, hanno permesso a tantissime persone di poterne usufruire, ma questa innovazione epocale, in se utilissima, si è diffusa velocemente, favorendo enormi affari produttivi, di dispositivi, il che è più che positivo, ma questo è accaduto senza tener conto dell’impatto cognitivo che l’uso della tecnologia avrebbe avuto sulle persone, senza che venisse generato prima, una specie di filtro che le potesse proteggere da un adattamento al digitale informatico, digitale informatico che può compromettere, in particolare nei nativi digitali, la capacità di complessità e di profondità tipiche del pensiero umano.
In altre parole il processo ideativo che la mente segue mentre utilizza un dispositivo informatico, è completamente diverso da quello che la mente segue mentre analizza la realtà e mentre fa astrazioni cognitive di tipo predittivo.
Il processo ideativo di tipo informatico è “etero-cognitivo” cioè la mente non è la principale protagonista nel produrre passaggi cognitivi, è il dispositivo informatico che obbliga la mente a seguire i processi ideativi per cui è stato programmato.
Il processo ideativo di tipo analitico-astratto sulla realtà, è “omo-cognitivo” è la mente che analizza la realtà tangibile, formula nessi causali, e formula predittività.
Nel processo ideativo informatico, i nessi causali non possono essere rappresentati, in quanto si tratta di una “realtà virtuale” che cessa di esistere con la messa in pausa del dispositivo informatico.
Pertanto se la realtà presente in modo preponderante nella mente delle persone è data dalla realtà rappresentata dal dispositivo informatico, la capacità di formulare nessi causali reali e predittivi nel tempo si riduce, l’ansia, oggi molto diffusa è probatoria di questo assunto.
In altre parole per una serie di fattori come per esempio:
la semplificazione del linguaggio semantico a favore della preponderanza del linguaggio emotivo e manipolativo (social network) la riduzione motoria nell’interazione con ciò che rappresenta la realtà soggettiva (solo le dita della mano a fronte di tutte le possibilità motorie del corpo) il tipo di attenzione che da diffusa diventa prevalentemente focalizzata ecc…..
in altre parole quindi: la capacità di formulare nessi causali e predittivi della realtà, viene sostituita con un “assorbimento passivo”, da una rappresentazione soggettiva di una realtà semplificata, superficiale, scollegata, stocastica, quindi senza caratteristiche consequenziali (nessi causali).
Queste caratteristiche sono talmente diffuse da essere diventate una sorta di pandemia tecnopatologica, in quanto è vero che il web permette un confronto con una realtà internazionale ma è anche vero che tale realtà internazionale è rappresentata dal web in modo approssimativo, superficiale, manipolato e tangibilmente decontestualizzata.
Una delle possibili conseguenze è che nell’amministrazione politica, la decisionalità sia disancorata dalla realtà contingente, e produca senza consapevolezza alcuna, problemi enormi ai cittadini che la subiscono.
Questo aspetto, troppo sottovalutato, da forza alle culture ipercontestualizzate, e ipertangibili, come la cultura islamica, che offre realtà riduttive piene di pregiudizi perché troppo ancorata alla localistica tangibilità sensoriale che sappiamo essere riduttiva se interpretata in modo assolutistico.
Se la cultura occidentale non inizia a essere consapevole della sua “pandemia tecnopatologica” con la violenza e la morte la cultura islamica non faticherà ad affermarsi, portandoci tutti indietro di una quindicina di secoli.
Ad oggi tutto questo viene peggiorato dalle regole informatiche SEO, che obbligano a linguaggi sempre più generalizzati e semplificati, la forza della cultura occidentale era nella sua cultura nel suo “pensiero” modo di ragionare, se gli occidentali da soli sviliscono questo aspetto tagliano il ramo su cui sono seduti e si espongono alla conquista islamica.
Proseguendo con l’analisi sull’influenza della tecnologia sul comportamento umano, prendiamo in esame le caratteristiche del linguaggio informatico con cui la maggior parte di noi interagisce quotidianamente.
Il linguaggio informatico è un linguaggio programmato a priori, quindi ciò che non è stato programmato non può essere eseguito.
Pertanto è una modalità statica ferma, a differenza del linguaggio umano che interagisce in modo creativo, e adattivo, il linguaggio informatico non si adatta ed è un linguaggio morto, una volta programmato resta uguale.
Questa mancanza di adattamento obbliga chi usufruisce di tecnologie ad adattarsi, pertanto è l’individuo che nell’interazione con la tecnologia deve ridurre le proprie potenzialità di interazione creativa minimizzando la propria ideazione su ciò che la macchina permette di eseguire.
Le conseguenza sono che i nessi associativi tipici dell’ideazione umana vanno via via ad estinguersi, la modalità semantica, deduttiva del ragionamento logico, vengono sostituite da un modalità algoritmica che permette solo l’esecuzione programmata ignorando il contesto in cui questo avviene.
In altre parole è come se avessimo un ideazione fatta di finestre distinte fra loro che si aprono o si chiudono in modalità esecutive programmate a priori, che non richiedono un perché , ne un analisi delle conseguenze, dell’esecuzione della funzione programmata.
Da ciò ne deriva che il comportamento umano potrebbe diventare esecutivo, senza che ci sia una analisi delle conseguenze (responsabilità) delle associazioni con altri aspetti contestuali (dissociazione) costruito a priori secondo modelli prefissati di “estetica emotiva ed affettiva” privi di una vita interiore consapevole e profondamente sperimentata.
Chiaro va analizzato anche il ruolo del linguaggio umano evocato da grafemi (scrittura) o immagini, questo lo affronterò in un capitolo successivo, in cui ne indicherò limiti e possibilità di sviluppo.
esemplificazione di un algoritmo.
Con questo mio articolo vorrei porre l’attenzione su un modus mentale, molto diffuso, che deriva dall’uso eccessivo di tecnologia informatica.
Questo stile cognitivo in particolare è diffuso fra i nati: dall’inizio del ventunesimo secolo, cioè da quando la tecnologia informatica era disponibile fin dai primi anni di vita in varie forma e facilmente accessibile da tutti.
La tecnologia informatica utilizza un linguaggio algoritmico, questo è un linguaggio solo di tipo esecutivo, ogni successione permette qualche opzione e feedback al fine di arrivare all’esecuzione finale che la macchina garantisce, un calcolo matematico, un collegamento web, ecc… il tutto è mediato, nel rapporto uomo macchina, da elementi singoli (grafici o fonetici) che rappresentano il linguaggio umano, da ricordare che il linguaggio umano è per lo più appreso e non si trova biologicamente rappresentato nel dna o secondo altre ipotesi rappresentato solo in “potenza”.
Da queste premesse si evince che l’interazione uomo macchina, o interazione uomo – uomo mediato dalla macchina (esempio social network), permette solo alcuni tipi di ideazione e elude altri, nell’elusione sistematica si arriva a conclusioni soppressive di rappresentazioni ideiche come la rappresentazione della coscienza etica, dell’empatia, e della realtà non rappresentabile con il linguaggio quella empirica, che viene evocata dal linguaggio solo se a monte c’è stata una esperienza sensoriale (tangibile) della realtà.
Attenzione però, i contenuti che riguardano la coscienza etica, l’empatia, il principio di realtà, non sono scomparsi dal linguaggio strumentale (il linguaggio delle macchine, pc, cellulari) ma sono scomparsi dalla rappresentazione mentale delle persone (almeno in parte) in quanto non sostenuti dall’esperienza e dalla condivisione empirica di principi etici e empatici.
Il linguaggio algoritmico della tecnologia informatica, assicura simulazioni sempre più sofisticate di queste funzioni cognitive, ma di simulazioni si tratta e non di realtà mentale, quindi si trovano sempre nell’area linguistica e non nelle “aree non” linguistiche.
E qui è necessario precisare che il cervello non funziona prevalentemente in base a specificità funzionale di determinate aeree anatomiche, ma sulla base di collegamenti fra diverse aree e integrazione di diverse aree con trasmissioni di potenziali a velocità così elevate che nessuno strumento sarebbe in grado di rilevare, in altre parole RMN o TAC è più facile che offrano degli abbagli scientifici piuttosto che dei dati su cui poter fare deduzioni.
Ritornando alle simulazioni emotive e affettive che la tecnologia informatica offre, qui il punto va chiarito, si tratta di simulazioni disancorate dalla realtà empirica (esperienza) e pertanto SONO DELLE FINZIONI, non esistono sistemi a specchio (teoria dei neuroni a specchio) che garantiscono che un linguaggio algoritmico (matematico) si possa trasformare in linguaggio affettivo, emotivo, etico, il linguaggio matematico crea finzioni affettive, codificate in modo condiviso, che nulla hanno a che vedere con la realtà mentale che riguarda l’esperienza di relazioni fra persone, l’esperienza dell’interazione tangibile con la realtà naturale. Questo è lapalissiano provate a osservare la differenza in un concerto fra quello che appare sullo schermo e quello che potete vedere direttamente sul palco.
E’ su queste “finzioni simulative” che si svolgeranno le varie relazioni fra gruppi di persone, la mente già adattata al linguaggio algoritmico (per esempio i nativi digitali) produrrà simulazioni ovvero come in una rappresentazione teatrale le persone fingeranno empatia, etica, ma non avendo interiorizzato nulla di questo, mostreranno nel tempo delle risposte empatiche incoerenti, è solo dall’incoerenza empatica, etica e di coscienza della realtà naturale, che si può capire questo fenomeno.
Da queste considerazioni si evince che l’uso continuativo e prevalente di tecnologie informatiche riduce sensibilmente la rappresentazione mentale della coscienza, ossia del se, in altre parole tendono a scomparire EMPATIA ETICA PRINCIPIO DI REALTA’, avremo nella mente di queste persone delle simulazioni perfette di queste funzioni mentali ma la simulazione non è la realtà, quindi in contesti che richiedono risposte di tipo empatico etico o di analisi della realtà avremo delle risposte di finzione avulse dal contesto reale.
In altre parole stanno scomparendo empatia, etica, principio di realtà, con la conseguenza che i comportamenti saranno sempre più narcisistici, privi di vera empatia, di vero senso di responsabilità e di capacità di valutare le conseguenze reali delle proprie azioni sulla realtà, si tratta di vere e proprie psicopatologie per esempio sadismo, analfabetismo emotivo e affettivo, molto diffuse, ma il fatto che siano prevalenti non le rende meno psicopatologiche, il nazismo fu una psicopatologia condivisa molto diffusa su più nazioni (almeno Germania e Italia ) . Per concludere sottovalutare le TECNOPATOLOGIE oggi significa bruciare almeno tre prossime generazioni e spingerle verso un futuro poco piacevole.