Continuando con la mia teoria “Habit theory” descritta in vari spazi web, in parte anche in questo blog vorrei affrontare la mia ipotesi che non solo il tempo è illusione ma anche lo spazio.
Nell’espressione identitaria energetica, che permane anche dopo la morte fisica del corpo, ipotizzo che il tempo in sè non esiste è solo l’elaborazione “psichica” del “movimento” energetico, ovvero esiste il movimento di energia, per esempio la rotazione della terra attorno al sole, che ogni identità energetica (umani, animali, vegetali ecc..) si rappresenta “psichicamente” come tempo. Questa rappresentazione è possibile in quanto l’espressione identitaria nei diversi insiemi (fisico/tangibile, mentale, spirituale..) in cui esistono le unità energetiche comunicanti e collegate fra loro e costituiscono identità energetiche anch’esse comunicanti fra loro, modifica la propria espressione energetica, ovvero viene percepito il cambiamento da uno stato all’altro (organizzazione energetica) ed è questo “cambiamento” che genera la rappresentazione del tempo.
Anche lo spazio, a mio parere, è una rappresentazione “psichica”, è possibile spiegare questo con una metafora: se ascoltiamo una musica le note possono essere più alte o più basse (frequenza maggiore o minore) possiamo rappresentarci le note su uno spartito musicale e assegnare alle note più intense (maggiore frequenza) una collocazione visivamente più in alto e a quelle di minore frequenza una collocazione visivamente più in basso dello spartito. Tale collocazione è solo una trasformazione psichica da un codice uditivo a un codice visivo: in altre parole diamo una spazialità al suono, se ascoltiamo una melodia possiamo visualizzare la collocazione spaziale delle note sullo spartito, anche se il suono non ha una spazialità. Nello stesso modo le unità energetiche possono assumere maggiore o minore intensità energetica (parlando dell’insieme tangibile/concreto) e la nostra “identità energetica” costruisce una collocazione spaziale che in realtà non esiste come non esiste il tempo ma abbiamo bisogno di considerarla come esistente in quanto essa stessa riferimento necessario, per poter modulare “il movimento-cambiamento” nell’insieme delle unità energetiche tangibili-sensoriali-concrete (pseudo concrete).
Quindi il passaggio cosi detto vita morte è una migrazione delle unità energetiche negli insiemi mentale/affettivo-spirituale il cui aumento dell’intensità energetica è relativo alla qualità intellettuale-spirituale, mentre nell’insieme “biologico-tangibile” è relativo alla rappresentazione collocativa dei riferimenti spazio-temporali che in realtà sono costruzioni necessarie ma non esistono.
Un esempio di realtà psichica e affettivo spirituale, senza spazio e tempo, possiamo sperimentarlo con l’attività onirica, penso che questo “stato” aspaziale e atemporale permanga dopo la morte, e poiché non esisterebbe spazio e tempo il “numero” delle identità energetiche potrebbe essere infinito, in altri termini il concetto di numerabilità in una realtà ipoteticamente senza spazio e senza tempo non ha senso.