Nell’ultimo manuale di neuroscienze, Eric Kandel, (neuro fisiologo, nobel nel 2000, per aver dimostrato la conservazione della memoria nei neuroni) sostiene che non bisogna intendere la mente come se fosse il risultato di un insieme di mappe specifiche, ma come se i processi cognitivi fossero il risultato di percorsi del “potenziale elettrico” che si propaga in più direzioni.
In altre parole, metaforicamente, per capire per quale motivo accendendo la luce in una stanza si vedono gli oggetti della stanza (espressione ideica della mente) non dobbiamo studiare le caratteristiche della lampadina (riduzionismo parmense “Rizzolati-Gallese-Fogassi” che si ostinano a misurare l’attività elettrica in un preciso punto del cervello dei macachi), ma capire qual è il percorso che fa la corrente elettrica (il potenziale d’azione) per arrivare alla lampadina ovvero: l’impianto elettrico con diversi interruttori (sinapsi), deviazioni(assoni-dendriti), con la differenza che la fonte del “potenziale neuronale” non è il contatore della luce ma un processo biochimico che si attiva contemporaneamente in più punti del cervello, piuttosto che in aree specifiche, per poi propagarsi con velocità anche impercettibile e non rilevabile dalle attuali strumentazioni.
E’ intuibile che “la biologia” non possa avere una modalità visivo-geografico, e che questo modo d’interpretare la realtà è tipico dell’essere umano, che costruisce cartine geografiche con confini nazionali, che però nella natura geologica della terra non esistono, quindi la mappatura del cervello è una proiezione del “metodo geografico” che il neurofisiologo parmense tenta di proiettare su un altra realtà fenomenica, per spiegare la natura del cervello, piuttosto che “osservare il fenomeno”, la differenza è abissale, in questo caso il cervello viene trasformato in base alle convinzioni del neurofisiologo, che tenta di costruire un “artefatto mentale coerente” tirando in ballo tutte le discipline (filosofia, arte, fisiologia..), piegandole al suo modo di immaginare il fenomeno, incorrendo in questo modo nelle fallacie (errori logici) più diffuse .
A mio parere la questione dei neuroni specchio è molto semplice, non è tanto “il singolo neurone” (il cui potenziale di azione ritengo non sia possibile misurare in modo isolato), che ha la caratteristica cellulare funzionale specifica “specchio”, quanto il fatto che sia esso stesso la convergenza di più vie neuronali. Questo metaforicamente è come se osservassimo di notte una rete stradale dall’alto, ci concentrassimo sugli incroci stradali, dove possono essere presenti contemporaneamente più veicoli con relativi fari accesi, e questo fa si che vedendolo dall’alto quel punto appaia più luminoso degli altri, non è una questione “istologica”, cioè: la caratteristica del singolo incrocio stradale, bensì una questione “propagazione del potenziale d’azione”, cioè i vari percorsi degli autoveicoli di cui si rilevano solo i fari accesi ma solo se contemporaneamente in quel punto ci sono più veicoli.
A questo punto viene spontaneo chiedersi il perché di tanta divulgazione di tanta approssimazione scientifica.
A mio parere come abbiamo il fenomeno “interesse economico” legato alla possibilità di convincere che determinati farmaci funzionino per una o l’altra cosa, il che significa “vendita dei farmaci” potremmo avere anche l’interesse economico del “ricercatore”, cioè: se dialetticamente riesce convincere tutto il mondo, dell’ importanza della sua posizione teorico-interpretativa, questo si traduce in “fondi per la ricerca”, nel caso parmense di “fondi per l’università”, ma allora, se così fosse, quale credito dovremmo dare agli attuali scienziati?
One thought on “Neuroni specchio quando si scambiano le lucciole per lanterne.”
GMANUI50wWPosted on 9:26 am - Feb 22, 2017
Just do me a favor and keep writing such trnehcant analyses, OK?