A 5 anni dall’uscita del decennale lavoro scientifico di Irving Kirsch divulgato con il titolo “The Emperor’s New Drugs” (e in Italia con un titolo più morbido: I farmaci antidepressivi il crollo di un mito)si moltiplicano i dati scientifici a che confermano la sua ipotesi.
Di cosa si tratta? Irving Kirsch è un docente dell’Harvard Medical School negli U.S. e dell’Università di Plymouth del U.K., ha pubblicato numerosi articoli scientifici sull’effetto placebo della terapia con antidepressivi.
Ma come può essere accaduto che venissero commercializzati psicofarmaci i cui effetti dichiarati sono dubbi?
Si tratta di produzioni farmacologiche statunitensi, dove per lo più l’onere della prova scientifica è finanziato dal produttore stesso e non da un organo esterno imparziale.
Infatti Kirsch fece notare che il 75% degli studi finanziati dall’industria farmaceutica mostrava risultati favorevoli per i propri prodotti (pag 50 dell’edizione italiana).
Ma non solo Kirsch mette in dubbio la fantasiosa ipotesi dello squilibrio chimico del cervello come causa del malessere psicologico, e ne dimostra l’inattendibilità scientifica, anche molte evidenze scientifiche recenti, ci fanno capire quanto distante sia l’attuale modello medico interpretativo del sistema neuro cerebrale, dalla realtà.
Per fare un esempio è ormai consolidato che: “i segnali responsabili dell’informazione visiva sono del tutto identici a quelli che danno informazioni per esempio sugli stimoli olfattivi, ed ecco che qui incontriamo un principio chiave della funzione cerebrale: l’informazione trasportata da un potenziale d’azione non dipende dalla morfologia del segnale ma dalle vie che quel segnale percorre nel cervello” (Kandel), è poi compito del cervello stesso analizzare e decifrare il tipo di: “segnali chimici” che arrivano e le vie che essi percorrono e di trasformarli in una delle nostre sensazioni quotidiane visive tattili olfattive o acustiche.
Questo è stato dimostrato perché è possibile tecnicamente registrare gli stimoli fisici ambientali e come vengono interpretati dal cervello, figuriamoci per quanto riguardano i pensieri che “non possono essere né visti né registrati obiettivamente”!
In altre parole immaginando il cervello come se fosse una rete stradale , il colore giallo diventa in me “cosciente” perché prevale il meccanismo:
– un auto parte dalla statale x di Roma e arriva a Napoli seguendo solo quella statale x.
E non perché il tipo di auto permette solo quel tragitto, se la stessa auto facesse un altro tragitto sentirei odore di bruciato.
articolo censurato sul sito www.(medicitalia.it)
http://www.studiopsicologiamantova.it/Censura%20Carla%20Foletto%20sul%20sito%20medicitalia.it/sitoMediciItaliaCarlaFolettoVicende.htm