Condivido delle riflessioni sulla mia ipotesi che, l’energia, normalmente concepita dai fisici come: qualcosa di costitutivo solo della materia, abbia invece una caratteristica identitaria: quel pacchetto energetico è specifico solo di quell’individuo e non di altri, questo avverrebbe tramite una caratteristica vibrazionale dell’unità energetica esclusiva di quell’individuo e non di altri.
(vedi post precedenti e link a cui si riferiscono)
In sintesi ogni individuo (animale e vegetale) è costituito da unità energetica che si trovano in universi dimensionali differenti (per esempio materiale, psichico concettuale, psichico affettivo, psichico emotivo …); al momento di quello che chiamiamo “morte” gradualmente le unità energetiche migrano dall’universo dimensionale materiale agli altri universi dimensionali, senza perdere la loro caratteristica identitaria dovuta alla “qualità vibrazionale” unica per quel soggetto (umano, animale o vegetale) e si organizzano diversamente forse anche con una possibile “reincarnazione” (ipotesi sostenuta dalle religioni orientali) ma non necessariamente.
Al momento della cosidetta morte, tramite i nostri sensi percepiamo un graduale cambio di stato del soggetto morto. Ciò che appare a noi come corpo via via cessa ogni “movimento” e si avvia verso uno stato in cui il corpo continua il movimento all’interno del cosmo (rotazione terrestre …) ma piano piano sempre più a livello microscopico, cessa ogni movimento proprio, nella dimensione materiale.
Ora concentriamoci sul concetto di “movimento”, noi sappiamo, senza ombra di dubbio, che ogni cosa è in movimento, sia dal punto di vista cosmico (la terra gira intorno a se stessa, al sole …… ecc) che da punto di vista atomico (l’elettrone … ecc).
Ma noi abbiamo una percezione statica della realtà che ci circonda. Quindi noi non abbiamo una percezione sensoriale vera della realtà che ci circonda la nostra è una trasformazione cognitiva che ci permette di sentirci “in azione” sia essa spontanea (respiro, cuore …) o volontaria (camminare, ruotare gli occhi …).
Quindi lo spazio e il tempo sono un “filtro” creato dalla nostra mente che giustificano i fenomeni prodotti dal movimento. In realtà tempo e spazio non esistono essi sono costruzioni della nostra mente, esiste solo il “movimento” e l’accelerazione o meno delle unità energetiche, dentro a un movimento, che danno luogo a “accelerazione”= “aumento dell’intensità energetica” o “decelerazione”= “diminuizione dell’intensità energetica”, delle unità energetiche di cui una parte ha caratteristica “identitaria” (sono parti di un soggetto) e una parte no (sono neutre)
Chiaramente questo è solo un modello teorico che non ha la pretesa di essere scientifico (empiricamente dimostrabile) è un approccio alternativo al “modello antropocentrico” che impera nella odierna conoscenza, antropocentrismo che potrebbe dare spiegazioni vere in parte e in parte del tutto fuorvianti.
Lo stile cognitivo varia durante l’esistenza di una persona, nella giovinezza prevale l’abilità nell’apprendimento in termini quantitativi e alta è anche la velocità, nell’età adulta prevale la capacità elaborativa e nell’età avanzata prevale la capacità di selezionare informazioni importanti da quelle inutili.
Secondo questo schema il lavoro cognitivo ha natura sempre più soggettiva, dipende nella giovinezza dalla motivazione, nell’età adulta dalla problematicità, nell’età avanzata dall’esperienza.
Se la natura dell’ideazione, è soggettiva, anche se l’età caratterizza un certo stile cognitivo, non può essere oggettivata dai test.