Uno studio francese pubblicato su BritishMedical
Journal afferma
che l’uso regolare di benzodiazepine (la prima benzodiazepina fu scoperta nel
1955) favorisce notevolmente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.
La correlazione è stata evidenziata dall'INSERM, l'istituto
nazionale francese della salute e della ricerca medica, condotto presso l'Université de Bordeaux
dove è è stato dimostrato che le benzodiazepine aumentino
significativamente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer: malattia
neurodegenerativa, che nei paesi occidentali colpisce moltissimi anziani con un'indidenza
crescente negli ultimi 40 anni.
Sophie BilliotiGagee, è la ricercatrice che ha redatto l’articolo
scientifico.
Lo studio ha preso in considerazione quasi 9.000 persone di età
superiore a 66 anni, seguiti per 6-10 anni, dimostrando come l’assunzione
giornaliera di psicofarmaci per diversi mesi aumenti il rischio di sviluppare
una malattia neurodegenerativa :
§
una volta al giorno per 3 – 6 mesi aumenta il rischio di malattia
di Alzheimer del 30%
§
una volta al giorno per più di sei mesi aumenta il rischio di
Alzheimer del 60-80%.
E' utile ricordare che i neuroni che popolano ilsnc utilizzano
due principali neurotrasmettitori l’amino L glutammato che è il principale
neurotrasmettitore neuro eccitatorio e il gaba il principale neurotrasmettitore
inibitorio, le benzodiazepine agiscono potenziando l’effetto dell'acido γ
amminobutirrico (GABA) , ovvero potenziano l’effetto inibitorio.
Inoltre il nostro cervello crea ed estingue in continuazioni
collegamenti nervosi (prevalentemente dendriti) questo fenomeno è chiamato
plasticità neuronale.
I collegamenti inutilizzati vanno più facilmente incontro a
retrazione scollegandosi dalla connessione, pertanto appare logicamente
conseguente che una inibizione sinaptica prolungata in modo artificiale possa
condurre a perdita di connessioni e atrofia cerebrale, ciononostante la prima
argomentazione che sarebbe emersa di tipo giustificatorio è che l'ansia sarebbe
potuta essere un primo segno della malattia a cui andrebbero attribuite
esclusivamente cause genetiche.
Fonte: BritishMedical Journal,(The BMJ) BMA House, TavistockSquare, London WC1H 9JP, UK
http://www.bmj.com/content/349/bmj.g5205
Le benzodiazepine (BDZ) , classe di psicofarmaci costituita essenzialmente dagli
ansiolitici e dagli ipnoinducenti, comunemente noti come sonniferi, sono, a
ragione o a sproposito, tra i farmaci più usati al mondo: a titolo
esemplificativo in Francia il 30% della popolazione sopra i 65 anni fa uso di
benzodiazepine. La percentuale è intorno al 20% in Canada e Spagna. Negli Stati
Uniti ed in Gran Bretagna le percentuali sono più basse, ma restano comunque
elevate. In Italia un rapporto del 2013 rileva che su mille abitanti ogni giorno
54 assumono dosi standard di BDZ, intendendo per dose standard il dosaggio
corretto.
La prevalenza della malattia di Alzheimer, che
rappresenta il 50% circa di tutte le demenze, è, nella popolazione
ultrasessantacinquenne del 4.4% circa nei paesi industrializzati, con valori che
vanno dallo 0,7% nella fascia 65-69 anni al 20% degli ultranovantenni.
http://www.prontointerventopanico.it/benzodiazepine-e-alzheimerconnessioni/
ma c'è anche chi ipotizza che l'ansia e l'insonnia possano rappresentare i primi
sintomi tipici dell'insorgenza del morbo d'Alzheimer.
http://salute.ilgiornale.it/news/20219/abuso-benzodiazepine-aumenta-rischio-alzheimer/1.html