Paranoia ipotesi teorica di Carla Foletto novembre 2014

 

 

In psicoterapia quando ci si trova in presenza di comportamenti che si difendono da presunti o reali attacchi "persecutori" si è soliti parlare di modalità paranoidee che però abbracciano un insieme enorme di fenomeni psichici.

 Una prima distinzione andrebbe fatta fra:

- lesioni organiche (es una forma cronica di epilessia a livello del lobo temporale)

- comportamenti acquisiti da esperienze di vita

-  tratti costitutivi presumibilmente di origine genetica che possono essere presenti nell’infanzia oppure slatentizzarsi a seguito di stimolazioni ambientali (Bargman -Gilliam 2013); 

 

Fra i comportamenti acquisiti da esperienze di vita abbiamo fin dal 1800 ottime descrizioni nella letteratura scientifica riguardo i disturbi post traumatici nei reduci di guerra:la caratteristica, esperienziale, principale dei reduci di guerra è quella di essere stati obbligati ad aggredire e uccidere persone che non conoscevano, quindi l’ aggressione non aveva una relazione diretta con l’individuo come accade negli animali che aggrediscono per difendersi oppure per sfamarsi, ed è da questo contesto che il meccanismo di difesa della proiezione , preponderante nei cosi detti disturbi paranoidei, assume proporzioni enormi a seguito di necessità conseguenti la dissonanza cognitiva derivante dall’obbligo militare. 

Nella nostra realtà contemporanea più facilmente si trovano reazioni cosi dette paranoidi a seguito di esperienze “paranoicizzanti” che sono piuttosto frequenti, negli ambiti umani d'interesse economico, la dove l'esproprio occulto nei confronti del soggetto (vittima) lo porta a sperimentare problemi reali o presunti per la propria sopravvivenza, sperimentando o immaginando (reazione anticipatoria) una mancanza di mezzi di sussistenza; ciò genera degli automatismi riguardo l'emozione della paura difficilmente intellegibili per gli altri.

Si potrebbe fare un lungo elenco esemplificativo ma penso che possano bastare l’esempio dell’esperienza bellica e dell’esproprio più o meno legittimo di beni economici che produrrebbe un comportamento di reattività paranoidea non basato su tratti costitutivi ma su un contesto sociale “paranoicizzante”.

  

Ma il tratto paranoideo da cosa potrebbe derivare se non vi sono esperienze “paranoicizzanti” nella vita del soggetto?

Questo tipo di problema psichico è molto più raro, la maggior parte delle volte nei rari casi in cui l'atteggiamento del soggetto è più un tratto distintivo del suo temperamento, piuttosto che una reazione, potremmo avere, la causa principale, a livello fenotipico ovvero una "memorizzazione" che risale a esperienze precedenti nel mondo animale (Kandel et & 2013), quindi a livello ipotetico, potrebbe essere stato codificato un allert genetico presente nei cosi detti predatori opportunistici: per esempio un lupo uccide una preda e un branco di sciacalli la ruba, e/o un lupo  uccide una preda e i lupi del suo branco la rubano, questo si ripete numerose volte fino a quando il predatore non potendosi alimentare muore; è questo esito sulla non sopravvivenza dell’animale, per fame, che potrebbe lasciare a livello genetico un “allert comportamentale” che da luogo a un comportamento eccessivamente difensivo nei confronti del gruppo di appartenenza (i lupi del suo branco gli rubano la preda) o nei confronti di tutto il contesto socio ambientale (gli sciacalli rubano la preda a un lupo).

In altre parole potremmo affermare che: fra le varie modalità d'interferenza, dell'emozione della paura sull'attività psichica del soggetto, che possono produrre risposte inadeguate nel suo comportamento sociale, nel "tratto cosi detto paranoide" è presente un'attivazione riconducibile a modalità "istintuali- automatiche" normalmente mediate dall'amigdala e a una qualche esperienza o codifica genetica (memoria arcaica) di una qualche esperienza di antenati  genetici (animali) che può avere attinenza con l'essere stato vittima di un "comportamento predatorio" che ha messo in difficoltà la sopravvivenza individuale e specie-specifica.

 

Per semplificare: le reazioni sono quelle del predatore che difende la propria preda da predatori opportunistici, all’interno di un “branco” che percepisce come inaffidabile, un branco di simili che diventano essi stessi predatori verso chi ha cacciato la preda, questo accade per esempio nei deserti in branchi di canidi, dove le risorse alimentari sono scarse.

 

Pertanto in tal caso l'esperienza potrebbe codificarsi "geneticamente" come memoria e attivarsi in  comportamenti automatici sulla base di stimoli ambientali non situazionali.

Per esempio se pensiamo alla più nota e diffusa fobia dei serpenti, appare comprensibile come essa sia utile per la sopravvivenza, infatti i serpenti con il loro veleno possono condurre a morte o vicino alla morte, (se uno morisse non riuscirebbe a trasferire geneticamente- questa esperienza che resta codificata in modo forte nelle future generazioni), questo tipo di paura “accende” l'amigdala la quale si connette con il tronco encefalico (comportamento di difesa attacco cortico-adrenalinicamente mediato) , quindi non è molto facile mediare queste reazioni a livello encefalico-corticale, per questo motivo spesso notiamo nei soggetti con cosi detti tratti paranoici: consapevolezza (che esprimono quando vi è molta fiducia nel terapeuta) ma anche senso d'impotenza verso il proprio sentire e ambiguità verso il gruppo di appartenenza cioè nemmeno il proprio gruppo è "sentito" come affidabile anche se la persona comprende che questo non ha molto senso.

Concludendo la cosidetta paranoia è molto più probabilmente un disturbo della sfera emotiva e non della sfera cognitiva, vanno distinti almeno due tipi uno di tipo reattivo e uno di tipo costitutivo,  va esclusa la causa organica,  da sola non sembra rientrare nei cosi detti disturbi "schizofrenici".